QUARTIERI AL CENTRO
Sacconago, a chi piace e chi no
I pareri dei commercianti tra speranze e degrado. Sulla Prealpina in edicola oggi, venerdì 19 luglio, due pagine di approfondimenti
Oggi, venerdì 19 luglio, la seconda tappa del viaggio nei quartieri di Busto Arsizio. Tocca a Sacconago. Sulla Prealpina in edicola due pagine di approfondimenti.
Per qualcuno è una «zona un po’ morta» e un «quartiere lasciato a sé», altri ne sottolineano il «grande potenziale»: così in bilico tra una desolante stagnazione e tante aspettative per il futuro, Sacconago non si lascia individuare facilmente da chi la voglia rappresentare in modo veritiero. Come ottenere un’immagine attendibile di questo rione? La via parrebbe essere una sola: restituire in tutta la loro pluralità le voci dei commercianti e dei residenti del luogo.
«INNAMORATO»
«A me Sacconago è sempre piaciuta, ma alcune problematiche andrebbero risolte»: così Elena Carnaghi, titolare della tabaccheria in piazza Carlo Noè. Si dice «innamorato» del luogo anche Saverio Labate, gestore della pizzeria “La Piazzetta”, pur riconoscendo che si tratta di un rione «limitato». Affermazioni che enucleano una specie di costante di tutti coloro che vivono nel quartiere: il dissidio fra il valore affettivo di cui Sacconago viene caricato, e il bisogno di mettere a fuoco alcune criticità oggettive della zona.
EDIFICI ABBANDONATI
I problemi certo non mancano, tra edifici abbandonati e strade anguste e sporche: chi si addentri a Sacconago venendo dal centro riceve innanzitutto un’impressione sgradevole, come di degrado. L’immagine, di primo acchito, è quella di un gruppo di vecchie abitazioni assiepate intorno alla parrocchia; un primo impatto che non rende onore a questo rione vasto, non privo di una sua vitalità.
«NESSUNO INVESTE»
Urgono infatti alcune precisazioni geografiche: Sacconago si estende su un’area molto ampia, compresa tra Bienate a sud e i binari delle Ferrovie Nord di Busto, e tra via Magenta a est e Magnago a ovest. In questo spazio dai larghi confini troviamo attività commerciali di vario tipo, bar come “L’uva passa” e ristoranti come “Da Mimmo”, poi il supermercato “Lidl” su via Magenta e un cinema-teatro, il “Lux”, molto apprezzato. Eppure «nessuno vuole investire in Sacconago», spiega Saverio Labate de “La piazzetta”.
LA CENTRALITÀ
«Sacconago è più di un rione», specifica Alessandro Cassina, autista di autobus: «Non dimentichiamoci che fino al 1928 era un comune a sé». E in effetti, di tutti i rioni di Busto Arsizio, Sacconago è forse quello più legato al proprio passato, un passato di autonomia in cui Sinågu era una realtà amministrativa separata dal resto della città. Solo un vanto nostalgico, da parte dei sinaghini che ricordano questa indipendenza? Nient’affatto: è innegabile che Sacconago, ancora oggi, continui a distinguersi per una certa caparbia autarchia, come testimonia la grande abbondanza di attività cui si è accennato sopra. Non solo. Oltre a dimostrarsi in grado di provvedere ai propri residenti, questo rione sembra assumere una vera centralità anche nell’ambito dell’intera Busto Arsizio; una centralità che si esprime su più livelli: produttivo (appartiene a Sacconago la zona industriale della città), ecologico (è qui situato il Centro Multi Raccolta di Busto), sportivo (il Centro di Atletica di Busto fa parte del quartiere), culturale (l’Istituto Cinematografico Antonioni richiama giovani da tutto il circondario).
Su questa rilevanza si gioca la necessità di capire fino in fondo il quartiere, partendo da una domanda: cosa c’è da valorizzare, e cosa da cambiare, in Sacconago?
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