L’IMPRESA
Saltrio, mamma di quattro figli scala la parete nord dell’Eiger
La 53enne Fiammetta Quadrelli in vetta a 3.967 metri

Eiger. Basta la parola per suscitare, tra gli alpinisti, un misto tra fascino e timore. Da qualche giorno la parete nord della montagna svizzera, che per tanti anni ha costituito uno dei principali problemi alpinistici, è stata scalata anche da Fiammetta Quadrelli, 53 anni, la mamma-stambecco della Valceresio.
Impresa nell’impresa, l’ascesa (e discesa) intrapresa con la guida alpina Paolo Zanoli, è avvenuta in sole 24 ore, quando in molti preferiscono compierla in due se non in tre giorni. Insomma, arrivare in vetta ai 3.967 metri di quota della cima dell’Oberland bernese è stata una soddisfazione enorme, anche perché sono pochissime le donne che riescono a percorrere la mitica via che guarda a settentrione.
«Tanti scritti infarciti di tragedie, record sportivi di velocità e set cinematografici - racconta Fiammetta Quadrelli - rendono il solo citare la parete Nord dell’Eiger un’emozione vibrante».
Entrando nel tecnico della salita, si tratta di 1.800 metri di dislivello per 2,5 chilometri di sviluppo su una parete praticamente verticale, che è una delle poche delle Alpi ad assomigliare a quelle dell’Himalaya.
«Per dormire al caldo - dice ancora l’alpinista medico - abbiamo aggiunto 300 metri di dislivello in salita e tre chilometri con le pelli sugli sci».
Un “riscaldamento” con partenza a mezzanotte prima della scalata vera e propria. Tra fessure, traversate, micro-terrazzini, nidi di rondine e altre cordate (tutti uomini tranne una guida alpina donna), che avevano bivaccato in parete, a un certo punto si sono dovute schivare anche delle scariche violente di sassi, che rappresentano una delle caratteristiche più insidiose della Nord dell’Eiger. Poi, dopo tanta fatica e anche la difficoltà di aver perso la poca acqua portata («Abbiamo stemperato l’arsura con la neve»), finalmente ecco la vetta alle 18.45. «Ero incredula - dice ancora la mamma di quattro figli - e poi, in cima, incredibilmente, abbiamo incontrato la coppia di tedeschi che trovammo sulla nord del Cervino». Neanche il tempo di scattare due fotografie che era ora di scendere: «Preferisco così: essere leggeri e veloci per fare tutto in giornata. E così ci siamo fatti anche più di 2.000 metri di dislivello anche in discesa, verso il versante ovest e, quasi la metà l’abbiamo fatta scivolando sul sedere, godendo del tramonto senza perdere mai l’attenzione».
Infine la dedica: «Ai miei quattro eroi», cioè i figli «Alice, Federico, Giovanni e Giorgio». Che saranno sicuramente più che orgogliosi della loro mamma.
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