ESASPERAZIONE
Piove. E il bar diventa una piscina
Protesta e richiesta d’aiuto a Samarate: colpa del tombino insufficiente e del piano strada alto

Ogni volta che piove sono dolori. «Qui diventa una piscina: il nostro bar si allaga e si trasforma in un acquitrino». Dal RaluCaffè di via Locarno 90 a Samarate, lì, lungo lo stradone della strada statale 341, si alza forte e chiaro un grido d’allarme. A dire il vero, l’ennesimo allarme lanciato dalla proprietaria Raluca Mihai e dalla dipendente Alessia Di Giovanni e diretto al Comune. Il problema è irrisolto da anni e così rimane nel silenzio e nel disinteresse da parte delle istituzioni. Di qui la decisione di metterci la faccia e dare eco pubblica all’appello.
ORDINARIO DISAGIO
Perché da anni è sempre la stessa e scoraggiante storia. Che siano rovesci di pioggia, giorni di pioggerella oppure temporali violenti, al RaluCaffè con il maltempo scattano regolari scene di ordinario e comprensibile disagio. Raccontano titolare e dipendente: «Di fianco al nostro locale c’è un unico tombino a forma di vasca che non drena e, quando piove, si riempie immediatamente». A questo bisogna aggiungere che, a pochi metri di distanza, è stata realizzata anni fa una rotatoria per snellire il traffico tra via Locarno, via Monte Rosa e via Acquedotto. Soltanto che è stata realizzata a un livello più alto rispetto a quello del bar.
LO SFOGO
Il resto lo dicono con amarezza Raluca e Alessia: «Tutta l’acqua scende nel bar, i marciapiedi sono totalmente allagati, il cortile è inzuppato, i clienti che sono all’interno del locale rimangono bloccati dentro perché non possono uscire». Fermo restando che la pulizia del tombino risulterebbe alquanto carente e di certo non è un aiuto. Tutto questo nonostante le bariste abbiano cercato e trovato alcuni accorgimenti intelligenti. Come quello di posizionare una paratia per salvare il salvabile.
COME PIAZZA SAN MARCO
Ma quando piove in questa zona dello stradone che da Samarate porta a Gallarate è un disastro. Soprattutto di notte, perché si arriva alla mattina ad aprire non un locale, bensì un laghetto. C’è, quindi, la piena solidarietà dei numerosi clienti e molti azzardano un paragone forse ardito, ma per certi aspetti azzeccato: «Sembra di trovarsi a piazza San Marco». Solamente che siamo a Verghera e non nell’incantevole meraviglia di Venezia. «Alcuni clienti – ammettono con il sorriso amaro – ci chiedono una gondola». Chissà che Raluca e Alessia – che hanno tanto senso dell’ironia – non ci facciano un pensierino.
MAIL, PEC E TELEFONATE
Al RaluCaffè non sono mai stati con le mani in mano. Ma a mancare sono le risposte. Mail, pec agli uffici, telefonate ai vari sindaci che si sono succeduti negli anni, richieste di soluzioni alle diverse amministrazioni comunali alla guida della città. Nulla è mai cambiato. Solamente quest’anno sono stati già tre i solleciti all’ufficio Tecnico comunale: il 10 febbraio, il 17 aprile e il 5 maggio. Con la spiegazione dettagliata di «ingressi del bar sommersi dopo la pioggia, l’attività inagibile, i clienti che non possono accedere, la situazione continua a essere insostenibile». C’è anche in queste missive molto civili la richiesta di sopralluogo, intervento urgente e drenaggio della zona. Anche perché il disagio non è solo logistico, ma anche economico per una attività commerciale. E dunque dal RaluCaffè attraverso la Prealpina arriva l’ennesimo appello. «Fate qualcosa, non lasciateci soli».
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