LEZIONI DI VITA
La crociata di Barbara
La samaratese è affetta da nevralgia del trigemino: «Ma io sono più forte»
«Voglio trasmettere la capacità di non arrendermi, la voglia di sorridere e di vivere la vita senza paura, voglio essere più forte delle tante maldicenze, voglio camminare sempre a testa alta».
È una vera lezione di vita e uno stupendo messaggio di speranza quello lanciato ieri, in occasione della giornata internazionale di sensibilizzazione sulla nevralgia del trigemino, da Barbara Carnevale, unica cittadina di Samarate a soffrire di questa patologia invalidante e assai debilitante.
Malattia che ha scoperto nel 2013 nel corso di una visita neurologica a Gallarate e che da allora non l’ha mai lasciata in quelli che sono stati otto anni di calvario con sintomi quali improvvise scosse elettriche in faccia, sensazioni di bruciore come ustioni al volto e una faccia ghiacciata.
Una convivenza con il dolore 24 ore su 24, difficoltà a mangiare e a bere, quasi tutto il giorno a letto, la mancanza di una cura specifica, il fondamentale aiuto della cannabis a scopo terapeutico che, dice, «mi fa tornare alla vita», il supporto di altri farmaci, la triste consapevolezza che «questa patologia non è riconosciuta dallo Stato come disabilità», il grandissimo aiuto del compagno Mario.
Lei che è costretta a portare sempre una maschera di protezione facciale, lei che troppo spesso ha subito problemi di accettazione, a volte anche di stupida derisione, «ho subito pure atti di bullismo».
Racconta ancora Barbara: «La conoscenza deve fare la differenza, troppi non conoscono: all’inizio ho pianto tantissimo, ero stanca di essere umiliata, ma ora sono forte, cammino orgogliosamente sempre a testa alta».
Essere più forte di una sofferenza indicibile, raccontare, testimoniare il suo essere donna coraggio. Proprio ieri, presenti il sindaco Enrico Puricelli, l’assessore ai servizi sociali Nicoletta Alampi ed Eliseo Sanfelice, punto di collegamento tra Barbara ed il comune, si è voluto dare un segno tangibile di vicinanza a questi «pazienti invisibili» con l’illuminazione con il colore turchese - ieri e per tutto il fine settimana - della torretta di Villa Montevecchio e la sede dei servizi sociali a Casa Mauri.
Ha detto Alampi: «Sono convinta che il conoscere è indispensabile per aiutarci a non aver paura delle diversità e delle stranezze che possiamo incontrare nella vita di tutti i giorni. I cittadini troveranno nella nostra amministrazione sempre ascolto, collaborazione e confronto per sensibilizzare la cittadinanza su qualsiasi tematica utile all’arricchimento umano di ognuno di noi».
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