IL CASO
Truffe sacrileghe, scovata la rom
Lei e la sua banda si fingevano restauratori di opere sacre e poi sparivano

La cercavano dal 20 ottobre per notificarle la misura dell’obbligo di dimora: Sharon Hudorovic, nomade specializzata in truffe ecclesiastiche, è stata rintracciata dai carabinieri di Oristano a Samarate, zona di provenienza di quasi tutta la banda incastrata meno di un mese fa.
Ieri mattina la donna è stata interrogata dal gip Piera Bossi ma, come era prevedibile, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere.
A Samarate è stato arrestato anche uno dei suoi complici, Geson Hudorovich, collocato agli arresti domiciliari. Sono cinque le famiglie coinvolte nel business dei falsi restauri di beni ecclesiastici, originarie del territorio ma operative in Sardegna. Le indagini partirono nel 2017 da una querela presentata da un sacerdote di Cagliari, poi il cerchio si allargò e venne a galla un secondo caso a Cabras, nell’Oristanese, e poi tutti gli altri a catena.
La banda di rom di cui faceva parte Sharon Hudorovich agiva così: convincevano i parroci ad affidare loro gli oggetti sacri da restaurare presentando falsi moduli e altrettanto fasulli cataloghi in cui mostravano il risultato del loro abile e certosino restyling artistico.
Non solo: simulavano, nella pratica quotidiana, di lavorare per una azienda altamente specializzata che loro stessi avevano allestito.
Avevano pure costruito un laboratorio dotato della strumentazione necessaria alla realizzazione di trattamenti galvanici, così che ci fosse una verosimile copertura ai loro imbrogli. Di fatto candelabri, ostensori, calici, aspersori e manufatti sacri (alcuni risalenti al 1400) non venivano per nulla restaurati, anzi.
«Tutti gli oggetti sottoposti a questi lavori scontano i danni di operazioni invasive», scrive il gip sardo nell’ordinanza eseguita nei giorni scorsi, riportando le dichiarazioni degli esperti della Soprintendenza. «Gran parte degli oggetti hanno subito operazioni aggressive, invasive e scorrette sotto tutti i profili, che non hanno fatto altro che accelerare il loro processo di degrado e perdita di identità di bene culturale», spiegarono inoltre i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale di Cagliari, coordinati dal procuratore di Oristano Ezio Domenico Basso durante la conferenza stampa.
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