L’INDAGINE
Falsi restauri con estorsione: 8 arresti
Banda di Rom sgominata. Aveva colpito anche a Samarate

Avevano colpito anche a Samarate oltre che a Pravisdomini, in provincia di Pordenone, a Fontanella, nella Bergamasca e a Labico, in provincia di Roma.
Presentandosi come restauratori di beni culturali ecclesiastici i malviventi hanno messo a segno un centinaio di estorsioni e truffe ai danni di diversi istituiti della Chiesa e ignari sacerdoti. Da stamane, martedì 20 ottobre, nel Centronord d’Italia, è in corso una vasta operazione dei carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale che hanno eseguito 8 misure cautelari emesse dal Gip del Tribunale di Oristano, nei confronti di un gruppo criminale di etnia rom che prima in Sardegna e poi in altre regioni del Paese ha portato avanti la sua azione criminale.
L’operazione, denominata Res Ecclesiae è stata coordinata dalla Procura della Repubblica di Oristano. La banda era composta da circa 13 persone.
Le indagini sono state avviate a fine del 2017 e hanno consentito di tutelare l’immenso patrimonio culturale ecclesiastico che, altrimenti, avrebbe potuto essere irrimediabilmente danneggiato dagli interventi approssimativi effettuati da persone prive di qualsiasi qualifica professionale nel settore. Eseguite oggi anche tre perquisizioni e sequestri preventivi di immobili, terreni, conti correnti e polizze.
Dal 2015 si sarebbero infatti verificati oltre cento episodi attraverso un modus operandi consolidato: accreditandosi come esperti restauratori attraverso l’utilizzo di modulistica creata ad hoc, di false referenze e pure di false identità, i malviventi convincevano i religiosi a consegnare loro i beni ecclesiastici, concordando prezzi estremamente competitivi.
Prima della riconsegna, però, i criminali richiedevano una somma molto più alta rispetto a quella pattuita, adducendo la necessità dell’utilizzo di grandi quantità d’oro per il restauro e talvolta facendosi anche consegnare ex voto finiti fusi.
L’importo estorto ammonta a diverse centinaia di migliaia di euro, cui va però aggiunto il valore di pezzi mai più restituiti, dei gioielli devozionali utilizzati a titolo di pagamento e degli interessi dei finanziamenti accesi per far fronte alle richieste di pagamento.
Con questi soldi i criminali si sono poi concessi abitazioni, auto di grossa cilindrata, terreni, organizzando vacanze di lusso e festini a base di champagne, frequentando anche locali alla moda.
Oltre al danno, poi, anche la beffa dei danni nel restauro dei beni frutto - come assodato dai tecnici delle Soprintendenze di Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari e Sassari - di «operazioni invasive, inidonee, con un netto ed evidente peggioramento del degrado».
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