COLPI DI LUSSO
Nove rapine, preso Black Bag
Operaio di 52 anni faceva gli “straordinari”: i Falchi lo catturano dopo un assalto a Milano

La polizia lo aveva ribattezzato Black Bag non avendo ancora un’identità su cui lavorare. Un rapinatore seriale che da dicembre flagellava boutique e farmacie muovendosi con un sacchetto di stoffa nero.
Ora la squadra mobile ha dato un nome al malvivente a cui dava la caccia: si tratta di Mirco Faccincani, cinquantaduenne di San Vittore noto alle forze dell’ordine per vecchi trascorsi giudiziari. L’uomo è stato arrestato due giorni fa dai Falchi, agenti in motocicletta della questura di Milano: nel tardo pomeriggio è entrato in un negozio piuttosto chic di corso Genova armato di pistola, con mascherina chirurgica, occhiali da sole, un cappellino e la sacca scura. Ignorando le clienti in attesa di essere servite, si è fiondato dalla responsabile e le ha puntato la pistola addosso per farsi consegnare i contanti incassati in giornata. Nemmeno 200 euro, ma per lui che - nonostante un più che dignitoso lavoro in un’azienda di cablaggio - era pieno di debiti e fresco di sfratto sarebbero stati preziosi.
Faccincani non credeva che la polizia stesse cercando Black Bag, malvivente che a quanto pare corrisponde alla sua descrizione. Lo ha capito poco dopo, quando si è trovato circondato dalla squadra speciale mentre si stava infilando un giubbotto rosso che al momento del colpo teneva legato in vita. E così il cinquantaduenne è finito nel carcere di San Vittore. Ieri mattina l’interrogatorio davanti al gip Anna Magelli. L’operaio difeso dall’avvocato Giuseppe Lauria ha scelto di non rispondere anche perché il legale non aveva ancora avuto modo di studiare tutte le carte e poi perché ci sono altre nove rapine pendenti sulla sua testa anche se non contestate insieme a quella di corso Genova.
Basterebbe anche solo una sillaba sbagliata per infilarsi in guai inestricabili. L’avvocato ha chiesto gli arresti domiciliari, ma il giudice ha ritenuto di applicare la misura cautelare in carcere sulla base del pericolo di fuga e di reiterazione.
Faccincani è padre di famiglia e lo stipendio della ditta di cui è dipendente non bastava per assicurare una vita agiata ai figli e alla moglie. Così, al termine delle otto ore trascorse a collegare e ripristinare cavi e reti, si spogliava degli indumenti aziendali e indossava quelli di Black Bag. L’altro giorno aveva appena concluso le manutenzioni di un hotel della zona e si era subito dato da fare con gli straordinari. Quando la polizia l’ha catturato si è scoperto che la pistola brandita era solo una scacciacani ma essendo priva del tappo rosso avrebbe terrorizzato e reso obbediente chiunque. «Ho molti debiti», ha confessato al suo avvocato. Non è da escludere che li abbia accumulati a causa della dipendenza da stupefacenti anche se il sanvittorese sostiene di non farne più uso da anni. I suoi precedenti penali - che all’epoca l’avevano reso piuttosto noto in zona - erano legati proprio agli aspetti collaterali della droga. Ma questo è un risvolto che il suo difensore deve ancora approfondire. Intanto gli investigatori cercheranno ulteriori riscontri all’ipotesi che sia lui il predatore del dopo lavoro: impronte, Dna, comparazioni fotografiche, tabulati telefonici. L’attività di indagine è solo agli albori.
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