SANREMO
Don Pasquale, prete dei vip
Da Varese all’Ariston come cappellano: «A Milano mi dissero di fare pure il sacerdote ma altrove»

Non è qui solo per raccogliere confessioni ma, soprattutto, per regalare una parola di conforto, un sorriso e, ancora di più, per ascoltare. Lui è Don Pasquale Traetta ed è il cappellano dell’Ariston: da 21 anni è la guida spirituale di cantanti e vip che transitano da Sanremo ma lui è cresciuto a Varese, per l’esattezza a San Fermo.
Don Pasquale - anche se è nato in Puglia - la nostra città la conosce bene: «La Prealpina? Che bello, come respirare l’aria di casa». E conosce molto bene anche la Liguria; ma è un “giramondo” e da pochi mesi è il parroco di Monte Carlo.
In oltre due decenni di presenze sanremesi ha avuto modo di conoscere tanti nomi noti. Complici il suo modo di fare fuori dagli schemi e la sua simpatia, tanti personaggi famosi sono ormai suoi amici.
Dalla Lombardia alla Liguria (e ora oltre confine), come mai?
«A volte mi dico che tutto è partito grazie a una cosa che ho combinato da ragazzo. Ero già stato ammesso alla vestizione e c’era il Carnevale dei professori. Io ho fatto una caricatura del rettore goliardica, in stile centurione, con lui sulla biga ma al posto dei cavalli ho disegnato due asini. E così alla fine mi sono sentito dire questa frase: “fai pure il prete, ma non in questa diocesi”. E così da Milano ho iniziato i miei viaggi».
E invece che ricordi ha di San Fermo?
«Ah, quante ne ho fatte. Sono un prete da oratorio, cresciuto lì. Mi divertivo a fare i gavettoni, quando in oratorio c’era acqua da tutte le parti dicevano: è arrivato don Pasquale. E poi rubavo pure la frutta nei campi».
Veniamo a Sanremo, com’è confessare i vip? Ah, già, ma c’è il segreto…
«Ah, se dovessi elencare i peccati dei vip non basterebbe una settimana! Scherzi a parte, ho un modo di avvicinarmi un po’ diverso, non sono il classico prete. Mi accosto a tutti, do la possibilità di raccontarmi il loro vissuto, le loro speranze. Alcuni, soprattutto i nuovi, sono sempre un po’ titubanti. Sono combattuti nel capire se sono un prete “reale” o se gioco a farlo. Si informano e poi alcuni si aprono. Altri ritornano dopo alcuni anni e nasce un’amicizia».
Per esempio con Nek?
«Come fa a saperlo? Sì, lui sta facendo un cammino, è una bella persona. Poi quest’anno ho alcuni aneddoti: Claudio Bisio mi ha visto e mi fa: “ecco la mia controfigura!”. Ha iniziato a sorridere e ha voluto fare un selfie. È stato bello, un incontro gioviale un po’ come sono io. D’altra parte all’Ariston non potevano mettere un sacerdote “normale”. Un altro episodio divertente: quando ho incontrato Virginia Raffaele in camerino mi fa: “vorrei ma non riesco ad andare in chiesa…”. Le ho risposto: piuttosto che obbligarti, continua pure a non andarci ma mantieni il sorriso, è il volto di Dio. Un’altra cosa: quando passo distribuisco caramelle a tutti (anche per evitare di sentire bestemmie, almeno hanno la bocca piena). Le ho date anche a Virginia e lei si è messa a lanciarle a tutta l’orchestra. È stato un momento scherzoso, un modo per sciogliere la tensione».
Adesso però vogliamo sapere altri aneddoti…
“Anni fa c’era Eva Herzigova e mi è venuto da dire: se la Eva del peccato è così Adamo fa bene a peccare. Un’altra volta Piero Chiambretti aveva un po’ esagerato e mi fa: “Don Pasquale, chissà quante canne si fa in sacrestia”. Gli ho risposto: “l’unico fumo che conosco è l’incenso in chiesa”. Un’altra volta c’era in giro Megan Gale e ho fatto un’altra battuta: il buon Dio non cessa mai di stupirci. D’altra parte, la bellezza è un dono del cielo».
Pare che lei, al contrario di molti, abbia un buon rapporto con i giornalisti...
«Molti di loro li considero amici, specie quelli che vengono a Sanremo ogni anno. C’è un unico problema, ho capito che è meglio che io vada da loro o ci si trovi in campo neutro. Altrimenti finisce come in passato: mi svuotano la cantina e il mattino dopo mi ritrovo senza il vino per la Messa».
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