VERSO IL FESTIVAL
Sanremo, un varesino da podio
Col brano “L’addio” sarà l’undicesima volta sul palco del Teatro Ariston per il Maestro Vittorio Cosma

«Dirige l’Orchestra il maestro Vittorio Cosma». È una frase che sentiremo già questa sera, martedì 7 febbraio, perché al Festival il musicista varesino sarà sul podio quando si esibiranno, in gara con la canzone “L’addio”, i “Coma_Cose”.
Francesca Mesiano, detta “California”, e Fausto Lama, coppia nell’arte e nella vita, saranno tra i primi a salire sul palco di quell’Ariston che Cosma conosce molto bene.
- A che numero di presenze è arrivato?
«Sinceramente ho perso il conto. Tanto che ho dovuto chiedere aiuto ad amici con una memoria meno selettiva della mia. Le persone meglio informate sui fatti sostengono che questa sia la mia undicesima volta da direttore d’orchestra. Nei momenti di delirio e di onnipotenza, mi sento l’erede naturale del Maestro Adriano Pennino».
- A parte ciò che è evidente agli spettatori, che cosa comporta il ruolo di direttore d’orchestra al Festival?
«Un impegno serio, concreto, fatto di tante prove. La prima avviene a Roma e si chiama prova di lettura, poi ci si sposta a Sanremo per quelle con l’Orchestra. A chiudere il cerchio è la prova generale. Subito dopo sei in tv».
- Lei musicalmente è cresciuto con rock e canzone d’autore, due realtà non propriamente egemoni al Festival. Eppure, con l’eccezione di quando dirigeva l’alternativo Mantova Musica Festival, a Sanremo ha sempre detto sì, perché?
«Prima cosa perché mi chiamano: lo ritengo un riconoscimento al mio operato e mi lusinga. Sono musicista professionista dalla metà degli anni Ottanta e, pur avendo, come chiunque, generi preferiti, non ho mai amato recinti e steccati. Mi piace ascoltare di tutto e, valutazioni artistiche a parte, considero Sanremo un grande luna park. Perché dire no a chi m’invita a salire sulla giostra una volta all’anno?»
- Su questa giostra non è salito solo da direttore d’orchestra ma anche da concorrente. Più stressante o divertente?
«Non essendo stato in gara da solo, non ho avuto motivi per angosciarmi. Presentandomi con Elio e le Storie Tese ne ho invece avuto molti per divertirmi. Esserci per “Arrivederci” mi ha permesso di finire sulla copertina di “Sorrisi e Canzoni” nella foto di gruppo degli artisti in gara. Giuro, se a inizio carriera me l’avessero detto, non ci avrei creduto. Sempre con gli “Elii” ho preso parte al “DopoFestival” e in altre edizioni mi sono occupato dell’arrangiamento. Succede anche ora: è mio l’arrangiamento orchestrale del brano».
- “L’addio” parte con un premio in tasca, il “Lunezia”, per il miglior testo, e i “Coma_Cose” tra l’attenzione generale per la canzone scelta per la serata dei duetti, “Sarà perché ti amo”, dei “Ricchi e Poveri”? A chi si deve l’idea?
«A Francesco Bianconi dei “Baustelle” che venerdì affiancheranno i “Coma_Cose”, felicissimi di dividere il palco col gruppo toscano e di misurarsi con una cover brillante e divertente. Anche in questo caso curo l’arrangiamento per l’orchestra».
- È anche produttore. Tra gli ultimi lavori in questa veste figura “Amore e rivoluzione”, album degli “Eugenio in Via Di Gioia”. Siamo davanti a un’altra forza d’urto e d’ironia tipo “Stato Sociale”?
«Non mi piace fare confronti, sono entrambe realtà molto interessanti. Amo la musica giovane sin da quando ero giovane e crescendo non ho smesso. Le idee nuove mi attraggono, gli “Eugenio in Via di Gioia” ne sono portatori sani. Estremamente validi artisticamente e umanamente, due condizioni che ricerco prima di condividere un progetto con qualcuno. Stesso discorso per i “Coma_Cose”. È antipatico chiedere ai miei concittadini varesini di fare il tifo per loro?».
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