IL CASO
I furbetti del reddito di cittadinanza
Il Comune ha selezionato (per ora) 12 casi irregolari: dovranno restituire quanto ricevuto
Il Comune ha individuato dodici “furbetti” che dovranno restituire il reddito di cittadinanza: non ne hanno diritto e quindi è probabile che dovranno restituire le somme indebitamente percepite.
Nei mesi scorsi era stato messo a disposizione per tutto il distretto saronnese un finanziamento statale complessivo di 340 mila euro, quindi dopo avere ricevuto le richieste dai cittadini il personale dell’assessorato ai Servizi sociali, guidato da Gianangelo Tosi, ha provveduto ad avviare le prime verifiche riguardo alle effettive situazioni dichiarate. Le domande potevano essere inoltrate anche tramite gli uffici postali, i Caf, oppure direttamente dai richiedenti avvalendosi della prevista procedura per presentare le richieste online. Alla fine le pratiche di competenza di Saronno sono state 457, delle quali 359 sono risultate riguardare cittadini o nuclei familiari che erano già in qualche modo assistiti da parte dei Servizi sociali.
Delle situazioni che sono state fino ad oggi prese in esame, per 181 casi, le verifiche svolte hanno evidenziato che dal punto di vista anagrafico quanto dichiarato dai soggetti richiedenti risponde al vero e non sono quindi emersi problemi particolari.
Sono state invece inviate ad altri Comuni 82 pratiche, al fine di ottenere ulteriori riscontri riguardo alle posizioni dichiarate da parte dei richiedenti.
Sono invece emersi dodici casi per i quali sono emerse, nel corso degli accertamenti attuati, alcune incongruenze tra i dati dichiarati e quelli che sono risultati dai controlli anagrafici fino ad oggi svolti. In particolare, gli elementi che sono stati passati sotto la lente d’ingrandimento dal personale comunale riguardano il periodo di tempo da cui le famiglie o i cittadini avevano dichiarato di risiedere a Saronno e la composizione del proprio nucleo familiare.
In alcuni casi è stato infatti rilevato che vi era la mancanza del requisito, che rientra tra quelli previsti dal provvedimento, relativo alla necessità di risiedere da almeno dieci anni in città. Un altro elemento esaminato con particolare attenzione ha riguardato la composizione del nucleo familiare, che nei casi in questione è apparsa essere diversa da quanto dichiarato: si tratta infatti di un elemento importante che serve per arrivare a determinare quello che è l’importo del reddito di cittadinanza da corrispondere. Salvo ulteriori revisioni, sulla base di eventuali nuovi dati che potrebbero essere messi a disposizione da parte delle persone interessate, a queste ultime dovrebbe quindi essere chiesto di restituire quanto hanno di fatto indebitamente percepito.
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