IL CASO
Schiava per amore, processo a Busto Arsizio
L'imputato assolto dall'accusa di induzione alla prostituzione

Obbligata a prostituirsi, appena diciottenne, per amore di un trentasettenne sposato, ridotta con arti manipolatorie alla schiavitù sessuale di marito e moglie. Toglie il fiato la denuncia che la ragazza sporse a luglio del 2017. Narrava la storia di una minorenne figlia di genitori separati, fragile, insicura, in balia di un uomo perverso senza il quale però non poteva vivere. L’uomo, che ora ha quarantaquattro anni, è finito a processo davanti al gup Piera Bossi con accuse pesantissime: induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di coniuge e amante, violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti di entrambe le donne.
Si è sempre proclamato innocente, ma fino all’altro giorno gli credeva solo il suo avvocato, Sergio Bernocchi. Invece la sua linea difensiva ha convinto anche il giudice, che ha assolto l’imputato dalle contestazioni peggiori condannandolo a soli due anni con pena sospesa per maltrattamenti nei confronti della ragazza che oggi ha ventotto anni e vive al Sud. Le motivazioni della sentenza non sono ancora note, ma la sensazione è che la vittima - costituita parte civile con l’avvocato Gianluca Fontana - non sia risultata attendibile, almeno nella ricostruzione dei rapporti con altri uomini e con la quarantenne con cui, anzi, si era instaurato un legame quasi esclusivo. Il pubblico ministero al termine della requisitoria aveva chiesto quattro anni di reclusione. La giovane insomma non sarebbe stata plagiata, nella memoria depositata dall’avvocato si legge un ritratto che il gup ha condiviso, sulla base degli atti forniti dalla procura. «La giovane età della persona offesa non ha certo ostacolato scelte di vita particolari, per certi versi audaci e certamente poco convenzionali», scrive l’avvocato Bernocchi. «La scelta di abbandonare la famiglia per una convivenza atipica insieme a una coppia sposata, tra l’altro in periodo di frequentazione scolastica, denota un carattere determinato, volitivo, sicuramente emancipato e difficilmente manipolabile».
LA DENUNCIA
Al commissariato la bustese raccontò di essere stata costretta ad avere rapporti con amici o utenti di siti erotici (anche cinque contemporaneamente, in un locale di scambisti) - che l’uomo filmava e mandava alla moglie - nel timore che potesse picchiarla, allontanarla o mostrare ai genitori i video di cui era in possesso. Raccontò di come si trovò nell’impossibilità di sottrarsi alla coniuge. Ma l’avvocato ha mostrato un altro punto di osservazione: «L’origine della convivenza poggia sul comune desiderio di liberare fantasie sessuali, consensualmente praticate per un lungo periodo». Di più. L’imputato ha chiarito al giudice la metamorfosi della dinamica del trio: «All’inizio si era creato un feeling tra noi tre, tutti assieme, poi mi hanno estromesso. La situazione che si era creata in un primo momento tra me e la ragazza si è creata tra lei e mia moglie, a loro dava fastidio che rimanessi, volevano la loro libertà. Si piacevano, era nato un sentimento forte tra di loro».
Resta il reato di maltrattamenti nei confronti della giovane, consistiti in insulti, minacce e qualche strattone, ma non è da escludere che il difensore impugni la sentenza.
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