LA SENTENZA
Sconto al “terrorista” di Brunello
Ridotta di otto mesi la pena per l’aspirante “foreign fighter” Abderrahmane Khachia

Abderrahmane Khachia, il 24enne marocchino di Brunello arrestato il 28 aprile del 2016 nell’ambito di un’operazione antiterrorismo condotta da Digos e Ros, ha spiegato di aver sì «sbagliato ad aver detto certe cose», ma che non si sarebbe mai sognato di seguire l’esempio del fratello maggiore, Oussama, il 31enne “foreign fighter” morto in Iraq nel dicembre del 2015 combattendo per le milizie del Califfato, dopo essere stato in precedenza espulso dal nostro Paese.
«In quel periodo ero incazzato, e quando si è arrabbiati si dicono e si fanno anche cose (leggi: le parole di odio e di vendetta intercettate dalla Digos di Varese e i suoi «tentativi di raccomandazione per recarsi in Siria e dintorni a combattere sotto l’insegna di Daesh, ndr) che non si pensano», ha raccontato Khachia, lamentando anche il fatto che entrambi i suoi genitori, «che hanno vissuto più di 20 anni in Italia e qui hanno sempre pagato le tasse», sono stati espulsi.
Tuttavia, la sua professione di innocenza in prima persona, che ha fatto il paio con l’arringa del difensore, l’avvocato Luca Bauccio, ha prodotto solo in minima parte gli effetti sperati. La prima Corte d’Assise d’Appello del capoluogo lombardo, presieduta dal giudice Maria Grazia Bernini, ha infatti ridotto la pena a suo carico da sei anni (come aveva in precedenza stabilito il gup milanese Alessandra Simion all’esito del giudizio con rito abbreviato) a cinque anni e quattro mesi di reclusione.
Articolo sulla Prealpina di giovedì 23 novembre.
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