LA CASSAZIONE
Sette coltellate: processo da rifare
Fatto di sangue all’ex Nautilus. Annullata la sentenza della Corte d’Appello

È un processo, ma all’imputato, un 26enne operaio samaratese, potrebbe sembrare di essere finito sulle montagne russe.
Al centro della causa ci sono sette coltellate (anche se solo una tirata con forza) inferte a un giovane di Albizzate di 25 anni nel corso di una lite esplosa nel parcheggio antistante la discoteca Nautilus il 14 aprile di sei anni fa. Una vicenda dalla difficile qualificazione giuridica, a giudicare dal succedersi di verdetti contrastanti.
Premesso che, a sentire il difensore, l’avvocato Alberto Arrigoni, l’imputato (a suo tempo arrestato) avrebbe agito per legittima difesa, e cioè avrebbe estratto il suo coltello a serramanico solo per sottrarsi alla morsa dell’albizzatese, capace di farlo finire al tappeto con calci e pugni, la contestazione di reato ha “ballato” a lungo tra quella di lesioni gravi e quella di tentato omicidio.
Proprio quest’ultima ipotesi era l’accusa della procura di Busto Arsizio, ma l’allora gup Alessandro Chionna riqualificò l’episodio in lesioni e lo condannò a due anni di reclusione (con sospensione condizionale).
All’appello del maggio di un anno fa, poi, altro giro, altra corsa. La procura generale di Milano, dopo aver impugnato il verdetto di primo grado, chiese e ottenne che il samaratese fosse condannato a sei anni per tentato omicidio.
Inevitabile fu la reazione del difensore: i giudici della Cassazione, su sollecitazione della stessa pubblica accusa, hanno annullato tutto, accogliendo integralmente il ricorso proposto dall’avvocato Arrigoni e rinviando il fascicolo a un’altra sezione della corte d’appello.
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