IN TRIBUNALE
Si ferì alla mano in cantiere, prescritto il reato
L’incidente a Turate nel 2017. A Milano la sentenza di non doversi procedere per i componenti del Cda di un azienda di Cardano al Campo

La prescrizione “salva” tutti i componenti del Consiglio di amministrazione di una società che produce prefabbricati di Cardano al Campo finiti sotto processo per le gravi lesioni colpose subite da un proprio operaio, un gallaratese di 52 anni che si ferì gravemente a una mano mentre lavorava alla realizzazione di un capannone a Turate nel maggio del 2017.
Ieri, giovedì 12 giugno, i giudici della quinta Corte d’Appello di Milano, accogliendo i ricorsi del collegio di difensori, hanno emesso sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti della presidente e del suo vice e di altri tre componenti del Cda della società. In primo grado, erano stati tutti condannati dal Tribunale di Como a due mesi di reclusione e 15mila euro di multa a testa. Così, l’allora procuratore speciale delegato in materia antinfortunistica è rimasto l’unico imputato per il quale è stata confermata in appello la sentenza di condanna di primo grado (sempre a 2 mesi e a 15mila euro di multa). Ora, il legale di parte civile, l’avvocato Mattia Piantanida, avrà modo di rivalersi in separato procedimento civilistico per ottenere il risarcimento sia nei confronti dell’imputato condannato sia nei confronti degli imputati dichiarati prescritti.
La vittima del grave infortunio sul lavoro, addetto al montaggio di strutture prefabbricate di provata esperienza, stava togliendo alcuni spessori in plastica, posizionati sotto un pannello in cemento di 100 tonnellate che era stato leggermente sollevato da una gru, quando la mano destra rimase schiacciata tra la fondazione del capannone in costruzione e il pannello, che si era leggermente mosso. Dalla lesione traumatica delle dita, giudicate guaribili in 191 giorni, è derivata una lesione permanente della mano destra.
Due le contestazioni oggetto del processo: i datori di lavoro e il delegato in materia antinfortunistica rispondevano per non aver predisposto le procedure specifiche per l’attuazione delle misure di prevenzione da realizzare durante le fasi di montaggio dei pannelli prefabbricati; mentre il procuratore speciale delegato in materia antinfortunistica rispondeva per non aver messo a disposizione del dipendente un’attrezzatura idonea, durante le fasi di posizionamento e di rimozione degli spessori impiegati per collocare direttamente i pannelli prefabbricati, al fine di scongiurare il rischio di schiacciamento delle mani. Come invece è purtroppo avvenuto.
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