LA GRANDE PAURA
Si perdono nel bosco, salvate madre e figlia
Le due escursioniste individuate sul Monte Giove grazie allo smartphone della ragazza

Provvidenziale per il loro salvataggio sono risultate le moderne tecnologie satellitari. Hanno rischiato davvero grosso due escursioniste, madre e figlia, rispettivamente 51 e 17 anni (residenti a Milano ma abituali frequentatrici di Cannobio dove hanno una casa di vacanze) che domenica 8 si erano avventurate sul Monte Giove.
La salita alla montagna (una modesta cima erbosa quotata 1298 metri) che domina l’abitato di Cannobio, non riserva particolari difficoltà: a patto che si cammini sui sentieri e le mulattiere che ne segnano i fianchi. La gita al Giove è una classica passeggiata (di poco più di 800 metri di dislivello) effettuabile in tutte le stagioni, soprattutto lungo la via più conosciuta, quella che parte dalla località Sant’Agata di Cannobio. Ed è stato questo l’itinerario seguito dalle due gitanti che intorno alle 11 hanno imboccato la comoda mulattiera protetta da un bosco di castagni e faggi e che raggiunge dapprima la Cappella di San Luca (687 metri) e quindi proseguendo per una sterrata fino a Marcalone (860) e il Pian delle Betulle (1085) da cui in breve si raggiunge la sommità erbosa della panoramica cima con la sua croce di vetta. I problemi si sono presentati durante la discesa quando le due hanno seguito una traccia sbagliata che si inoltrava nel bosco, per poi sparire nel nulla.
Preoccupate per l’approssimarsi dell’oscurità e temendo il peggio hanno prontamente allertato i soccorsi. La chiamata al 118 dalla Centrale Operativa è stata dirottata al Gruppo di Cannobio della Stazione Val Grande del soccorso alpino civile. Un aiuto fondamentale nelle ricerche è giunto dal sistema di geolocalizzazione.
«La figlia fortunatamente aveva con sé uno smartphone e grazie alle tecnologie Gps siamo riusciti ad ottenere immediatamente le coordinate del punto in cui si trovavano e quindi è stato molto più semplice localizzarle e raggiungerle» spiega Raffaele Gentilini, responsabile del soccorso alpino di Cannobio. I soccorritori, dopo essersi accertati delle condizioni delle escursioniste, le hanno riaccompagnate a Sant’Agata, sane e salve; e appena in tempo prima che calasse l’oscurità. Una disavventura fortunatamente a lieto fine.
«Saggiamente hanno allertato i soccorsi tempestivamente, senza perdere altro tempo. Le temperature in questi giorni sono decisamente al di sotto dello zero e - lancia un monito Gentilini - non ci si può permettere assolutamente di correre il rischio di trascorrere una notte all’addiaccio».
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