Silvio Monti: illustro la storia agli ungheresi
L'artista varesino al museo nazionale di Budapest con una installazione di 14 metri

Una grande installazione per raccontare agli ungheresi la loro storia: la propone Silvio Monti, 75 anni, piemontese di nascita ma varesino da sempre, dal 14 ottobre al Magyar Nemzeti Mùzeum, ovvero il Museo nazionale ungherese di Budapest. E chissà che al ritorno non gli venga voglia di fare la stessa operazione con la storia d'Italia, o almeno con quella di Varese, le cui gesta risorgimentali sono già documentate al museo civico di Villa Mirabello, che avrebbe tanti spazi per colmare i ponti tra passato e presente. Monti, invitato direttamente dal governo ungherese (qui basterebbe un assessore alla cultura) ha pensato di declinare la sua sintassi artistica in un linguaggio che fosse familiare ai gentili ospiti. E così si è immerso nella storia dell'Ungheria, a partire dalla figura di un eroe chiamato Alessandro Monti, barone e colonnello bresciano che nel 1848 combattè al fianco degli ungheresi nella guerra di liberazione dagli austriaci. Una sua statua è proprio davanti al museo di Budapest e l'autore, ottocentesco, è Raffaele Monti di Milano. Questa singolare coincidenza di cognomi ha divertito e incuriosito il "nostro" Monti, che da qui è partito per il suo omaggio al passato eroico del popolo ungherese, raccolto nella mostra «Elmékezet èe Latvany», in latino «Memoria et Imago».
Naturalmente il racconto storico non è didascalico, anzi: sotto la Cupola Terem del museo, che riproduce fedelmente il bellissimo Pantheon di Roma, Silvio Monti ha costruito un «Labyrinthos» lungo 34 metri e fatto di 14 grandi pannelli di due metri e mezzo per due metri e mezzo. Su di essi ci sono immagini e personaggi impressi su grandi fogli di carta poi giustapposti sul legno, con scritte che si leggono al contrario: come se il visitatore fosse invitato a guardarsi allo specchio della storia. Competano l'installazione otto grandi volti materici di 2 metri per uno e mezzo rivolti verso il labirinto, e altrettante grandi teste di cartapesta su piedistalli di ferro, che rappresentano i personaggi del futuro. La mostra si snoda in altre due sale, con sculture, pannelli, tondi materici, tele e trittici, oltre a una serie di lettere dal fronte, alcune «ricevute e mai aperte», altre «scritte e mai spedite», fatte con ritagli di giornale e pennellate.
Racconta Monti, che si definisce «un tardo romantico ottocentesco» e che, come Socrate, pensa che «l'arte sia quella cosa che scopri dopo averla fatta»: «Il pubblico è emotivo, ha bisogno di trovarsi di fronte qualcosa capace di stimolarlo. Non voglio insegnare niente, tanto meno meno la storia agli ungheresi, ma penso che l'alchimia dell'arte sia anche questo: partire dalla storia per andare oltre, altrove, lontano».
«Memoria et Imago» (fino al 12 gennaio, www.mnm.hu) è una tappa del gemellaggio Italia-Ungheria che due anni fa portò a Villa Recalcati, sede della Provincia di Varese, la mostra di Adam Farkas; è curata da Laszlo Csorba, direttore del museo, da Szòcs Gèza, commissario di Stato e poeta che tornerà in Italia per Expo 2015, e Marta Simonffy. Ad accogliere Monti a Budapest l'ambasciatore Maria Assunta Accili Sabbatini e il direttore dell'Istituto italiano di Cultura Gian Giannotti. Intanto allo Spazio Lavit di Varese è disponibile il catalogo della mostra, con testi Lorenzo Mortara, ricercatore dell'Università dell'Insubria.
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