LILLI CARATI
Sogno di un'intera generazione
Omaggio all'attrice varesina, simbolo troppo presto dimenticato di un'era del cinema italiano
"C’era Edwige Fenech e c’erano le altre; io ero tra loro". Così Lilli Carati sintetizzava il suo apporto alla stagione d’oro della commedia sexy all’italiana. Giocando al ribasso. Atteggiarsi a diva non era nella sua indole; anche quando il suo nome campeggiava sui cartelloni accanto a quello dei big, Adriano Celentano ed Enrico Maria Salerno su tutti, la si poteva trovare con facilità al mercato, ad aiutare i genitori che lì gestivano una bancarella. Forse anche per questo piaceva. E tanto. Al grande pubblico ma non solo. Una bellezza padana con gli occhi dal fascino ucraino, sentenziò Gianni Brera che approvò a pieni voti chi la scelse come protagonista de "Il corpo della ragassa", il film tratto dal romanzo del grande giornalista sportivo. Correva l’anno 1979, l’anno (e la pellicola) della consacrazione piena, anche davanti alla critica, dell’attrice varesina. Al mondo dello spettacolo era arrivata qualche tempo prima. "merito" di un litigio con il fidanzato: lui si comportò male e lei lo ripagò iscrivendosi a Miss Italia. Non vinse - una svista della giuria - ma venne notata da Franco Cristaldi, professione produttore, che la mise sotto contratto. Da un giorno all’altro Ileana Caravati (questo il nome all’anagrafe) si trova catapultata dalla nostra provincia alla Capitale. Torna a casa tutte le volte che può ma intanto gira un film dopo l’altro. Debutta in "Di che segno sei?" di Sergio Corbucci, entra a pieno diritto nel filone scolastico, passando da "Compagna di banco" a insegnante, ne "Il marito in vacanza", corteggiata dal preside Renzo Montagnani e, soprattutto, in "La professoressa di scienze naturali", oggetto non tanto oscuro del desiderio dello studente Alvaro Vitali. Sempre nel campo della commedia, da segnalare almeno "Qua la mano" e "C’è un fantasma nel mio letto" (che contiene un omaggio a Tradate) ma anche una doppia incursione nel poliziesco all’italiana: "Squadra antifurto", con Tomas Milian, e "Poliziotto sprint" con Maurizio Merli. Tra i titoli forti, accanto a "Il corpo della ragassa", certamente il crudo "Avere vent’anni" che vide Lilli, diretta da Fernando Di Leo, dividere la scena con Gloria Guida, altra icona sexy degli anni Settanta. Meno memorabili i film hard successivi, peraltro firmati, a metà degli anni Ottanta, dallo specialista del genere Aristide Massacesi in arte Joe D’Amato. A riportarla, dopo lunga assenza, sul grande schermo ha provato nel 2011 il regista Luigi Pastore ma il progetto dell’horror "La fiaba di Dorian" si è fermato a un teaser, il pretrailer. A bloccare il ritorno (desiderato dai tanti fan, anche giovani) le gravi condizioni di salute di Lilli. Impossibile lavorare con quel tumore che l’ha costretta a numerose operazioni e l’ha infine piegata. Proprio lei che nella sua vita - in cui ha pagato pesantemente ogni errore - aveva saputo, armata di tenacia e di ottimismo, vincere sfide apparentemente impossibili. Chi l’ha conosciuta personalmente ne ha apprezzato autenticità e sensibilità. Comprendendo pienamente perché in occasione di un set in Puglia l’avessero accolta con una colonna di rose dal diametro di due metri e alta fino al soffitto.
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