IL CASO
Solo il carcere per Colombo
Il medico killer - condannato a 17 anni per l'uccisione di Stefania Cancelliere - resta ai domiciliari: ma siccome la madre non si trova, ora è in cella

C’è uno sconcertante retroscena dietro l’inatteso trasferimento al carcere di Bergamo del medico-killer di via Marconi. A fine luglio, a seguito della diffusione in rete di un video ancora oggi visibile su YouTube, definito diffamante e calunnioso dalla famiglia della vittima dell’efferato delitto, la 39enne informatrice farmaceutica Stefania Cancelliere, i giudici della prima Corte d’Assise d’Appello di Milano avevano stabilito che Roberto Colombo, 61 anni, medico oculista originario di Bergamo, continuasse sì a restare agli arresti domiciliari, ma non più nella clinica psichiatrica di Varazze bensì nella casa dell’anziana madre nella città orobica.
Qualche giorno dopo, ai primi di agosto, a fronte della materiale impossibilità di eseguire il provvedimento, i giudici della Corte d’Assise d’Appello in sezione feriale avevano dovuto però gioco forza "parcheggiare" nel carcere bergamasco l’uxoricida che nel pomeriggio del 27 giugno di tre anni fa infierì a colpi di mattarello sull’ex compagna, madre dei suoi due figli.
Accompagnato dalla scorta fino alla soglia della casa materna, Colombo ha trovato la porta di casa chiusa. In altre parole, non c’era nessuno ad attenderlo. Tantomeno l’anziano genitore. Contattato, uno dei due difensori di Colombo, l’avvocato milanese Adriano Bazzoni, evita con cura qualsiasi commento, facendo capire che al momento non sono ancora state individuate soluzioni alternative alla casa materna, e che comunque non sussiste materia di ricorso. E questo semplicemente perché gli arresti domiciliari, allo stato, non sono stati modificati con una misura cautelare più afflittiva, bensì per causa di forza maggiore.
Chiara l’intenzione del legale di evitare di esacerbare gli animi in vista dell’imminenza dell’udienza davanti ai giudici della Cassazione, fissata a fine settembre. Roberto Colombo è stato condannato a 17 anni dal gup milanese Roberta Nunnari al termine di un giudizio con rito abbreviato (il rito alternativo che prevede uno sconto automatico di un terzo della pena) e il verdetto è stato confermato nell’aprile di un anno fa dai giudici della prima Corte d’Assise d’Appello di Milano.
Col ricorso in Cassazione, i difensori rilanceranno i motivi già proposti (senza fortuna) in appello: da un lato, il riconoscimento della parziale infermità di mente di Colombo al momento del fatto, e dall’altro la cancellazione del reato di stalking (denunciato un anno prima dell’omicidio dalla vittima).
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