L’INDAGINE
Somma, luci rosse: un’ora 150 euro
Ai domiciliari la donna, 45enne, accusata di aver gestito un giro di prostituzione in un suo immobile. Quattro le ragazze

Da sabato 15 luglio è agli arresti domiciliari a casa del compagno, a Mornago, la quarantacinquenne che a parere degli inquirenti gestiva un giro di prostituzione in un appartamento sommese. L’immobile nel frattempo è stato messo sotto sequestro preventivo.
Quattro le ragazze che lavoravano per lei, tre brasiliane e un’italiana, la più giovane di ventisette anni e la più âgée di quarantatré. Era la quarantacinquenne a gestire l’agenda delle squillo previ annunci su internet pubblicati con il nome di Noemi. Sui siti offriva l’elenco delle prestazioni, le tariffe, gli optional. I clienti pagavano 100 euro per un incontro di mezz’ora, 150 per un’ora.
Stando all’accusa la maîtresse tratteneva il 30 per cento sui compensi. A due delle squillo, la ventisettenne e la quarantaduenne prive di permesso di soggiorno, consentiva di abitare nell’immobile sequestrato lo scorso 5 luglio. A quanto pare ormai la quarantacinquenne bustocca svolgeva solo l’attività di gestione della casa a luci rosse, esimendosi dai contatti con la clientela.
Le indagini, condotte dal commissariato di Gallarate coordinate dal pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra , erano partite dalla segnalazione di informatori anonimi ed erano state approfondite attraverso servizi di osservazione, appostamento e monitoraggio della pubblicità che Noemi faceva online. E in effetti il viavai di uomini, di ogni età, a quell’indirizzo era piuttosto vorticoso.
Così un giorno i poliziotti hanno deciso di fare irruzione: c’era un sessantenne in quel momento tra le braccia di una brasiliana e ha solo potuto ammettere che quel rapporto era a pagamento.
Per gli inquirenti il quadro è chiaro: Noemi, proprietaria dell’alloggio, organizzando gli appuntamenti favoriva e sfruttava la prostituzione traendo il profitto da quantificare sulla base del 30 per cento delle tariffe. E dando ospitalità a due delle professioniste risponde pure di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Da qui l’esigenza di chiedere al gip Stefano Colombo l’emissione dell’ordinanza cautelare di arresti domiciliari: l’indagata, se non fosse sottoposta a un provvedimento restrittivo, potrebbe inquinare il materiale probatorio e pregiudicare gli accertamenti ancora da svolgere, magari irretendo le ragazze al suo servizio (che sono qualificate come persone offese), minacciandole o comprandone il silenzio. E a parere della procura di Busto Arsizio la quarantacinquenne potrebbe addirittura mantenere attivo il postribolo.
La bustocca, che verrà interrogata nei prossimi giorni dal gip Colombo ha il divieto di utilizzare internet, social network, posta elettronica o messaggistica di sorta.
Le sue dipendenti potranno ora rivolgersi alla polizia senza timori: le loro testimonianze potrebbero rivelarsi determinanti per tratteggiare in modo più ampio il business gestito dalla quarantacinquenne.
C’è ancora da stabilire con precisione da quanto tempo le facesse lavorare in casa sua, che volume d’affari avesse, quali modalità di reclutamento usasse. Aspetti questi che lei stessa potrebbe spiegare al gip.
© Riproduzione Riservata