L’INDAGINE
Spionaggio in Usa, cinese arrestato a Malpensa
Il 33enne si trovava in Italia in vacanza con la moglie

La storia si ripete. Nell’ottobre del 2022, Artem Uss, figlio di un oligarca russo vicino a Putin, fu arrestato al suo arrivo a Malpensa per frode bancaria, riciclaggio e contrabbando di armi. Su di lui pendeva una richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. Ottenuti gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico in un appartamento di lusso a Basiglio, a sud di Milano, riuscì a fuggire nella primavera successiva, prima del via libera all’estradizione da parte dei giudici della quinta Corte d’Appello di Milano.
Risale invece al 3 luglio scorso l’arresto, sempre a Malpensa, di Xu Zewei, 33 anni cinese, residente a Shanghai, tecnico di un’azienda informatica, in Italia per un breve periodo di vacanze assieme alla moglie. Anche su di lui pende un mandato d’arresto emesso nel novembre di due anni fa dal Distretto meridionale del Texas del Tribunale distrettuale degli Usa. Le contestazioni a suo carico? Frode telematica e furto di identità aggravato, associazione a delinquere finalizzata alla frode telematica, accesso non autorizzato a computer protetti e furto di identità aggravato.
Nel disporre la custodia in carcere (l’uomo è attualmente detenuto a Busto Arsizio), i giudici della quinta Corte d’Appello di Milano hanno spiegato che «il ministero dell’Interno ha comunicato che l’autorità statunitense ha emesso il provvedimento sulla base di un’inchiesta dell’Fbi da cui è emerso che l’uomo avrebbe preso parte, insieme ad altri connazionali, «ad una associazione a delinquere finalizzata a rubare informazioni tramite l’accesso non autorizzato a computer, tra cui quelli di varie università e centri di ricerca scientifica, ubicati negli Stati Uniti e non solo, che all’epoca stavano conducendo attività di ricerca all’avanguardia riguardo a vaccini, terapie e test per il Covid». Un’attività di intrusione informatica che sarebbe avvenuta per conto di autorità appartenenti al governo cinese.
Oltre che ad aver spiato, assieme ad una squadra di hacker suoi connazionali, università, immunologi e virologi negli Stati Uniti a partire dal febbraio 2020, e cioè dallo scoppio della pandemia Covid, l’arrestato avrebbe fatto parte di «una campagna di intrusione informatica su larga scala orchestrata dal governo cinese, che ha preso di mira migliaia di computer in tutto il mondo per aver accesso da informazioni su varie politiche del governo statunitense».
«In attesa di comprendere meglio il contesto di questa vicenda, posso solo dire che appare abbastanza fumosa, fumosa così come le accuse», ha commentato il legale del cinese, l’avvocato Enrico Giarda.
Oggi, martedì 8 luglio, si terrà l’udienza a Milano nella quale, in pratica, ci si limiterà a prendere atto del no dell’arrestato alla richiesta di estradizione degli Stati Uniti. Poi, il procedimento andrà avanti per settimane con altre udienze.
Intanto, ieri il legale ha incontrato il suo assistito, che proclama la sua innocenza, nella casa circondariale di Busto Arsizio. La difesa potrebbe già chiedere nei prossimi giorni che passi, intanto, dal carcere agli arresti domiciliari, in attesa della conclusione del procedimento sull’estradizione.
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