LA VIOLENZA
Stuprata in Val d’Aosta da un 30enne marocchino
Vittima una minorenne di Gallarate in vacanza con la famiglia

Una lite con i genitori, tanto banale quanto tipica dell’adolescenza. La quindicenne esce di casa sbattendo la porta. Sono circa le 21 ma la gallaratese è a Pré-Saint-Didier in vacanza con la famiglia, un paesino di 950 abitanti nella rassicurante Valle d’Aosta, dove non c’è delinquenza, dove la cronaca vive della rendita del caso di Cogne (era il 2002). Piove a dirotto, la ragazza raggiunge la chiesa e dopo una decina di minuti si incammina verso casa. Dal balcone di una casetta due ragazzi la guardano incuriositi, la salutano, le offrono un asciugamano, ma lei tira dritto. Poi ci ripensa, fradicia com’è. Uno dei due, un italiano di circa trent’anni, scende con una torcia e la accompagna su. Ad attenderli c’è l’amico marocchino. La quindicenne è ormai in trappola. Ciò che accade lo racconterà ai carabinieri, dopo neppure un giorno il marocchino finisce in carcere con l’accusa di stupro. A breve inizierà il processo.
Agosto da dimenticare
L’aggressione risale allo scorso 17 agosto, la quindicenne sta seguendo un percorso terapeutico, è traumatizzata, non ha pace. Ieri mattina, assistita dall’avvocato Lara Paladino, è stata ascoltata in incidente probatorio in tribunale ad Aosta dal gip Davide Paladino; ad ascoltare la sua testimonianza c’era pure l’indagato. Non è stato facile per lei ripercorrere la violenza ma l’ha fatto con precisione e coerenza. Nell’appartamento quella sera era all’improvviso rimasta sola con il trentenne marocchino che a quanto pare ne approfittò subito per saltarle addosso, trascinandola sul letto nonostante le sue suppliche, allungandole le mani ovunque, spogliandosi. Nel frattempo l’italiano era rientrato con una coppia, la ragazza non sa dire se i tre si fossero resi conto di quanto stesse succedendo, in ogni caso la quindicenne si rifugiò in bagno ma venne raggiunta dall’aggressore. A furia di divincolarsi alla fine era riuscita a scappare e a tornare dai genitori. Raccontò tutto alla sorella maggiore, che la incoraggiò ad aprirsi con mamma e papà. A notte fonda si recarono tutti al comando dei carabinieri di Morgex. Il trentenne da due mesi è rinchiuso nella casa circondariale di Brissogne.
Trofei di caccia
Ascoltati i conoscenti del trentenne, compreso l’amico italiano, gli inquirenti - coordinati dal pubblico ministero Manlio D’Ambrosi - si sono fatti un’idea precisa del soggetto e soprattutto dello scarso valore che dà al genere femminile. A quanto pare si vantava delle sue performance, «oggi me ne sono fatte due» raccontava sprezzante e con volgarità, come se sfoggiasse un medagliere olimpico. Anche per questo il 21 agosto, dopo l’interrogatorio a cui non ha risposto, il gip Luca Fadda ha applicato la misura cautelare: il marocchino oltretutto abuserebbe di stupefacenti, il che lo renderebbe del tutto incapace di tenersi a freno, esponendolo al contrario al rischio di molestare altre giovani. L’avvocato Liala Todde deciderà nelle prossime settimane quale rito processuale scegliere per contenere la pena.
© Riproduzione Riservata