FANATISMO RELIGIOSO
Esorcisti con la figlia. Processo
Maltrattamenti, violenza privata e sequestro di persona: genitori e guida spirituale al vaglio giudiziario

«Esci da questo corpo» urlava l’esorcista mentre la dodicenne Regan MacNeil torceva la testa vomitando bile. Il film uscito nel 1973 sia per il tema trattato sia per il livello culturale dell’epoca sconvolse mezzo mondo.
A distanza di quarantotto anni, nel paesino incastonato sulle colline moreniche, c’è chi a quella pellicola si è ispirato per cacciare il male che albergava in casa e nell’animo di una ragazzina.
Una vicenda che ha del surreale quella approdata davanti al gup Luisa Bovitutti: a processo i genitori della giovane (che da poco è diciottenne) e la guida spirituale a cui la madre si era affidata.
I primi sono accusati di maltrattamenti, la figura carismatica di violenza privata.
I genitori della ragazza hanno scelto il rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica, la donna invece discuterà il rinvio a giudizio. In aula si tornerà a ottobre per il conferimento dell’incarico allo psichiatra Nicola Poloni.
I fatti contestati dal pubblico ministero Flavia Salvatore, che ha coordinato le indagini dei carabinieri, collocano i fatti tra giugno del 2019 e pochi mesi fa, perché in Procura non si è mai interrotto il flusso di denunce e segnalazioni sulle angherie mistiche inflitte alla figlia eretica, si fa per dire.
Va premesso, fosse anche scontato, che la matrice degli imputati è ultracattolica: praticanti, osservanti, rigorosissimi nell’esercizio della fede. Eppure nonostante i rosari e le candele votive, da tempo la famiglia si trovava in difficoltà.
Nulla di serio ma una concatenazione di imprevisti e ostacoli che stavano mettendo a dura prova i nervi di mamma e papà.
La donna decise allora di avvicinarsi ancor di più alle pratiche evangeliche e si mise in contatto con la responsabile di un gruppo di preghiera e tra una meditazione e l’altra si convinse che all’origine di tutti i loro mali ci fosse la possessione demoniaca della figlia. E per la ragazza - che comunque era nella fase difficile e ribelle dell’adolescenza - iniziò l’inferno.
I genitori infatti la costringevano a pregare continuamente e quando non lo faceva veniva picchiata o punita con la segregazione in uno stanzino, tanto che il pm Salvatore ha contestato pure il sequestro di persona.
I genitori la legavano al letto e la aspergevano di acqua santa, salmodiando le formule più suggestive che una confessione possa concepire. Brandendo il crocefisso, le stavano intorno ordinando a Satana di abbandonare quel corpo, ogni tanto il crocefisso glielo legavano pure sulla testa, sperando che potesse espellerle il diavolo.
La portavano dalla guida spirituale che, in un’occasione, l’avrebbe immobilizzata per poter compiere il rito. Sì, in effetti la giovane strillava e si dimenava, piangeva e si disperava, ma non certo per colpa del maligno. Semmai perché i suoi avevano preso una deriva pericolosissima e fanatica. E non mancarono le reazioni aggressive da parte sua, aspetto che questo che andrà analizzato in seguito, Sta di fatto che sono fosse stato per la zia, l’indemoniata non sarebbe mai riuscita a liberarsi dai Torquemada domestici: la denuncia ai carabinieri fu ispirata da lei.
© Riproduzione Riservata