AL CONFINE
Svizzera, sì all’intesa con l’Italia sui frontalieri
La Confederazione elvetica approva l’accordo sull’imposizione

Dopo il Senato svizzero nel dicembre scorso, anche il Consiglio nazionale a Berna ha approvato oggi, martedì 1 marzo, con 186 voti a 4 e 2 astensioni, l'accordo sull'imposizione dei frontalieri tra la Svizzera e l'Italia.
Una proposta di sospensione del voto di ratifica è stata presentata dal deputato ticinese Piero Marchesi (UDC/TI) è stata respinta per 136 voti a 55. Marchesi chiedeva la sospensione del dossier finché la Svizzera non sarà stralciata da una lista nera italiana e Roma non faccia passi concreti sull'apertura del proprio mercato finanziario agli operatori svizzeri. Una posizione, questa, condivisa anche da altri politici ticinesi che siedono alla camera a Berna.
Aprire ai servizi finanziari sulla piazza italiana è un tema sentito oltre frontiera. La maggioranza del plenum ha ritenuto comunque che l'accordo è vantaggioso per la Svizzera, e in particolare per il Ticino, argomentando che una un rinvio avrebbe irritato l’Italia. Altri deputati ticinesi hanno fatto notare che l’accordo porta innegabili miglioramenti alla situazione attuale, in particolare un maggiore gettito fiscale generato dalla maggior imposizione dei frontalieri, specie quelli che entreranno in Ticino dopo l'entrata in vigore della legge che, dicono oltre frontiera, dovrebbe rendere meno attrattivo il mercato del lavoro in Ticino e contribuire a combattere il dumping salariale.
Grazie a questa intesa - alla cui negoziazione hanno partecipato anche le autorità ticinesi, grigionesi e vallesane nonché le organizzazioni sindacali e l'Associazione Comuni italiani di frontiera - la Svizzera tratterrà l'80% (oggi poco più del 60%) dell'imposta alla fonte ordinaria prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri che lavoreranno sul suo territorio. I nuovi lavoratori frontalieri saranno tassati in via ordinaria anche in Italia. La doppia imposizione verrà eliminata. Sono considerati nuovi lavoratori frontalieri le persone che fanno il loro ingresso nel mercato del lavoro transfrontaliero dopo l'entrata in vigore del nuovo Accordo.
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