DIFFICOLTA’ E FIDUCIA
Tamborini: «Varesotto importante per il tessile italiano»
Il presidente di Sistema Moda Italia: «Momento complesso? Va governato con la resilienza»

Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia, l’associazione confindustriale del tessile-abbigliamento, nell’incontro di oggi, lunedì 23 maggio, con la stampa economica nazionale ed internazionale, ha fatto più volte accenno alla complessità del momento.
Come se ne esce?
«A mio avviso, se ne esce provando a governarla nel limite del possibile con quelle che sono le capacità di resilienza che il nostro settore ha sempre avuto. Quello che sta succedendo oggi con la crisi russo-ucraina non ci deve spaventare. La nostra forza è sempre stata quella di cercare mercanti diversi quando quelli di riferimento vengono meno. Pensiamo a quello che valevano tempo fa gli Usa per il mercato italiano. Quando sono venuti meno gli americani, siamo andati oltre, anche perché abbiamo sempre evitato di chiuderci in settori geografici specifici. Lo stesso discorso è successo per la cravatta sulla piazza di Como. Oggi vale un decimo del valore di 20 anni fa, ma le nostre aziende hanno saputo tenere botta, spesso reinventandosi. È evidente che il tessile abbigliamento è un settore abituato a gestire la complessità e ha le capacità e le caratteristiche per trovare occasioni per rigenerarsi e rigenerare il proprio business».
Dal bustocco Marino Vago a Sergio Tamborini, originario di Somma Lombardo e residente a Corgeno. Il Varesotto guida una delle associazioni leader nell’ambito del manifatturiero della moda. È solo un caso?
«È evidente che il Varesotto, assieme all’Altomilanese e alla provincia di Como, rientra in un territorio allargato ancora molto importante per il tessile italiano. Importante per numero di addetti, tipologia di imprese, qualità di prodotto. Insomma, che il Varesotto esprima una sua significatività in questo segmento del manifatturiero è indubitabile. Perciò è abbastanza normale che ci siano imprenditori che vogliano occuparsi dell’associazione di categoria».
Si parla con sempre maggiore insistenza anche nel settore tessile-abbigliamento di reshoring, del fenomeno economico che consiste nel rientro a casa delle aziende che in precedenza avevano delocalizzato. Ci saranno ricadute anche per il Varesotto o il Nord produttivo?
«Il reshoring ha una grande possibilità di esprimersi se innanzitutto noi siamo in grado di portare dentro nell’area italiana e, al massimo del Nord Africa,le attività legate al confezionamento. Si tratta di un’industria leggera certo, ma che andrebbe a vantaggio dell’industria pesante delle tessiture e delle filature del Nord, a cominciare da quelle lombarde. Con il confezionamento che ritorna a casa, o al massimo nel Maghreb, avremmo un immediato vantaggio di nuovi posti di lavoro, nonché il mantenimento di quello che ci sono già».
Oggi ha chiesto coesione nel settore moda. È così?
«In Italia la filiera della moda allargata è un unicum da 100 miliardi di euro di fatturato che, se si parla e trova la coesione, può essere più grande di colossi internazionali come quelli francesi. A breve saranno comunicate delle attività di collaborazione, soprattutto in chiave sostenibilità, con la Camera nazionale della moda italiana con cui abbiamo dei tavoli aperti. A proposto di sostenibilità, noi siamo protagonisti con il consorzio per il recupero del tessile Retex.Green. La sostenibilità è una sfida fondamentale. Una filiera davvero interessantissima che apre nuova opportunità di businessse solo si pensa che oggi di oltre 1,5 miliardi di tonnellate di tessuti da smaltire solo il 5% viene avviato al riciclo, mentre il 95% finisce in discarica o è bruciato».
© Riproduzione Riservata