IL RACCONTO
Torturato e ucciso, il papà vuole giustizia
Parla il padre del giovane abbandonato senza vita sulla 336

Mustafa Zai ha ancora negli occhi le foto che gli aguzzini del figlio gli mandarono la notte delle torture. Foto cancellate subito dopo l’invio che avevano come scopo sollecitare la restituzione dei 30mila euro che Achraf, tra soldi e droga, aveva rubato ad Adil El Hariri, il capo dello spaccio nella zona a cavallo tra il Piemonte e la Lombardia. Il ventiquattrenne marocchino morì quella sera dopo ore di sevizie inenarrabili poi, caricato su una Bmw, il suo corpo venne scaricato sulla 336 come un sacco della spazzatura. Mustafa non ha pace da quel giorno e ora che i presunti assassini sono stati individuati vuole seguire ogni passo dell’attività investigativa. Dalla Spagna, dove vive, ha nominato l’avvocato Ermanno Talamone. Sa che Adil Er Hariri è latitante, sa che dopo la fuga in territorio iberico - coperta dalla fidanzata Raja Bensbaa - è ritornato in Marocco e che da lì non tornerà mai. Ma si aspetta la condanna di chi è stato catturato dalla squadra mobile di Varese. «Temevo fosse finito in un brutto giro, ultimamente aveva mandato 3mila euro a casa», disse il genitore agli investigatori in fase di riconoscimento del ragazzo.
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