PEDOPORNOGRAFIA IN RETE
Tradate, abusa di un ragazzina e filma: condannato
Segnalato da Google, romeno dovrà scontare una pena di otto anni
Tradate, Mountain View (California), Milano. L’ultimo, agghiacciante caso di pedopornografia online ha interessato tutte e tre queste località.
Abita a Tradate un trentenne romeno, condannato a otto anni di reclusione per detenzione e produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale dal gup milanese Patrizia Nobile al termine di un giudizio con rito abbreviato, rito che sconta in automatico un terzo della pena a chi accetta di essere giudicato allo stato degli atti.
La californiana Mountain View è invece il centro della Silicon Valley in cui ha sede Google: cosa c’entra il colosso tecnologico made in Usa con questa storia? C’entra. Complice l’utilizzo di sofisticati software di ultima generazione, Google ha riconosciuto che sul proprio sistema di archiviazione «cloud», riconducibile al suo account Gmail, il romeno di Tradate stava caricando diverse decine di immagini e video di pornografia minorile e ha immediatamente bloccato il profilo dell’utente e fatto scattare un alert.
Niente di nuovo sotto il sole, purtroppo: nel periodo luglio-dicembre 2020, Google ha segnalato oltre tre milioni di contenuti pedopornografici, rimosso dalle ricerche più di 200mila url e bloccato 100mila account (un caso anche a Busto nello scorso febbraio). Un’enormità. Destinazione dell’alert di Google, come ormai è prassi, è stato il National Center for Missing and Exploited Children, vale a dire il Centro nazionale americano per bambini scomparsi e sfruttati, istituito una trentina di anni fa senza scopo di lucro. Da qui la segnalazione alla polizia postale di Milano, l’autorità inquirente competente trattandosi di reati di competenza della Procura distretto di Corte d’Appello del capoluogo lombardo.
Le indagini, coordinate dal pm milanese Nicola Rossato, hanno permesso di scoprire che sulla «nuvola» dell’imputato non c’era solo materiale pedopornografico che si trova in Internet o nel cosiddetto dark web, ovvero in quella porzione non indicizzata della rete raggiungibile solo con browser anonimi dove l’essere umano dimostra di dare il peggio di sé. C’era anche molto di più e di peggio. Di mezzo, lo si è scoperto poi, c’era anche una ragazzina, minorenne, della zona di Tradate. Ragazzina che è stata abusata dal romeno. Il quale, non contento, non ha avuto nessuna remora nell’immortalare gli abusi attraverso filmati e foto. Materiale poi caricato in automatico dallo smartphone sul «cloud». Un passaggio che si è rivelato fatale per l’imputato identificato, arrestato e condannato a una pena esemplare e anche a un anticipo sul risarcimento della parte offesa di 10mila euro.
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