L’OPERAZIONE
Truffa della frutta: 12 a giudizio
Chiusa una maxi inchiesta su scala europea: associazione criminale “clonava” le identità di aziende italiane e commissionava forniture alimentari - che non pagava - in tutto il continente. In cinque anni 44 i casi accertati

Truffa nel settore agroalimentare ortofrutticolo, dodici rinvii a giudizio al termine di una complessa ed articolata indagine – tra le prime nel suo genere – condotta dal Comando carabinieri Politiche agricole di Roma e dai militari del Comando provinciale di Varese, coordinati dalla Procura di Varese. Gli indagati sono ritenuti responsabili di 44 truffe, per un volume di affari superiore ai 670mila euro.
L’indagine ha avuto origine nel giugno 2010 con la denuncia presentata ai carabinieri di Azzate da un’impresa di Gazzada Schianno che opera nel settore della vendita all’ingrosso di prodotti alimentari: quest’ultima aveva scoperto una commessa effettuata a proprio nome - in modo fraudolento – ad un produttore francese per la fornitura di dodici bancali di albicocche. Il fornitore aveva richiesto il pagamento di oltre 250.000 euro per merce commissionata e spedita, ma che in realtà non era mai stata richiesta né ricevuta a Gazzada.
Fin dall’inizio le indagini hanno evidenziato un ampio giro di affari illeciti ai danni di produttori francesi, spagnoli, belgi e olandesi ai quali i malfattori commissionavano – senza pagarli - ingenti quantità di prodotti alimentari, presentandosi con false generalità “rubate” a ignari imprenditori italiani.
Nell’inchiesta, sempre coordinata dalla Procura varesina, è stato coinvolto il Nucleo antifrodi di Parma e in breve tempo il giro di truffe internazionale è andato via via assumendo proporzioni sempre più ingenti. Il reparto speciale dell’Arma ha indagato su 44 denunce di truffe presentate, dal 2008 al 2013, a vari organi di polizia nazionali ed europei, fino astringere il cerchio intorno a dodici operatori commerciali del settore agroalimentare e trasporti, con basi logistiche in Piemonte, Liguria e Lombardia, tutti rinviati a giudizio dal gup di Varese.
L’accusa è di aver clonato – anche mediante procedure di vendita on-line - dati e ragioni sociali di ignare Società allo scopo di ottenere la fornitura di prodotti agroalimentari, omettendo di pagarne il corrispettivo, per un ammontare complessivo di almeno 670mila euro (ma sono molti gli “affari” tuttora da quantificare) e di aver fornito la propria intermediazione allo scopo di riciclare i prodotti sottratti nel circuito di vendita all’ingrosso dei principali mercati ortofrutticoli del nord Italia.
Pomodori pelati, frutta (pere e mele del Trentino, arance, clementine, limoni, pesche e albicocche), verdura, patate, cipolle, pasta, salumi, castagne, qualsiasi genere alimentare facilmente rivendibile veniva commissionato in Italia e all’estero con il predetto stratagemma, senza mai venire pagato.
Stretta la collaborazione con polizie straniere, come quella belga che, dopo aver arrestato due autotrasportatori, ha richiesto, attraverso rogatoria internazionale del Tribunale di Liegi, ulteriori accertamenti per delineare la condotta degli arrestati, fornendo in questo modo ulteriori elementi in supporto alle indagini svolte dall’Arma.
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