LA SENTENZA
Truffò calciatore: un anno
Nuova condanna per Gabriele De Blasi reo d'aver imbrogliato l'ex piacentino Stamilla. Fra le sue vittime anche un'anziana cui sottrrasse 287mila euro

Una nuova condanna per il truffatore Gabriele De Blasi, volto decisamente noto agli ambienti giudiziari: lunedì 5 novembre il giudice monocratico Luisa Bovitutti gli ha inflitto un anno di reclusione più 10mila euro a titolo di risarcimento per il calciatore Alessio Stamilla, una delle sue tante vittime.
D’altro canto il danno di immagine per lui fu davvero pesante. Il venticinquenne centrocampista che all’epoca del raggiro militava nel Piacenza in serie B, perse ben 75mila euro e quel che è peggio è che il giocatore risultò protestato alla filiale piacentina della Banca di Roma, cosa che creò un certo scandalo nell’ambiente piccolo borghese della città, della vicenda ne parlarono i giornali, la società non sapeva neppure più dove accreditargli lo stipendio.
CHE Cosa accadde è presto detto: a febbraio del 2007 De Blasi - insieme con Remo Fezzini che nel frattempo è morto - agganciò Stamilla attraverso un comune amico. Il calciatore, al culmine del suo successo nella compagine piacentina, voleva cambiare auto e - guarda caso - l’imputato aveva proprio ciò che faceva per lui.
«Sono un venditore di auto», gli disse un giorno in cui si trovarono a Busto Arsizio. «Ho una Mercedes classe A perfetta per te». Perché no?
L’affare era buono e le questioni burocratiche si sarebbero risolte in un attimo: data la fiducia riposta nei due, gli era bastato inviare a De Blasi la copia di tutti i documenti e un’autorizzazione con firma in bianco. Ebbene, con quelle carte i truffatori si affrettarono a sottoscrivere tre effetti cambiari da 25mila euro l’uno a nome dell’ignaro giocatore.
Poco dopo Alessio Stamilla e la sua compagna si recarono in banca per ottenere un finanziamento che tardava a essere concesso. «Lei è protestato», gli spiegarono i funzionari della banca di Roma.
Il centrocampista sporse subito denuncia, gli accertamenti portarono a Busto Arsizio e l’unica persona che lui conosceva in città era appunto Gabriele De Blasi.
Lo stesso De Blasi condannato per truffa lo scorso marzo - sempre dal giudice monocratico Luisa Bovitutti - ai danni di un’ottantaquattrenne difesa dall’avvocato Maria Luisa Murdolo.
Nel caso della pensionata bustocca, l’uomo si era spacciato rampante e brillante avvocato, iscritto all’albo dei procuratori di Montecarlo, con studio anche a Lugano, titolare della Legal Economy di Sanremo, esperto in investimenti e in alta finanza.
Risultato? Le portò via 287mila euro.
Guai De Blasi ne ha collezionati anche ad Aversa: l’uomo si presentava con buone credenziali, appartenente a una ottima famiglia dell’agro aversano. Faceva credere ai suoi interlocutori di avere a disposizione auto aziendali da vendere, offriva buoni prezzi e si faceva inviare i soldi con un vaglia on line, intestato a una società che recava il suo nome. Dopodiché non rispettava i tempi della consegna pattuita, spiegava che vi erano stati disguidi e degli intoppi burocratici, prometteva la restituzione delle somme, fino a sparire del tutto. Il giudice monocratico di Aversa Valerio Natale, a fine dicembre del 2008 lo condannò a un anno.
Così a Prato: elegante, ben vestito e cordiale, si presentava come un dottore commercialista. In realtà aveva imbastito una serie di raggiri in tutta Italia servendosi di una società che trattava materiali elettronici e computer. Lo scorso giugno il tribunale gli ha assestato una pena di due anni.
© Riproduzione Riservata