NEL NOVEMBRE 2019
Turbigo, il pm: «Riesumate quell’anziano»
L’uomo uscì di notte dalla casa di riposo e morì sotto la pioggia: la Procura vuole fare chiarezza

Sarà una giornata dolorosa per i parenti dell’ottantenne morto a novembre del 2019 in circostanze ancora da chiarire: il pubblico ministero Nadia Calcaterra ha ordinato la riesumazione della salma, le operazioni cimiteriali sono previste il 27 luglio. I resti del pensionato saranno poi traslati a Brescia dove il medico legale svolgerà le analisi possibili per accertare le cause del decesso. Di certo c’è nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio colposo ci sono il direttore sanitario della struttura di cui l’uomo era ospite, un’infermiera e un altro addetto della residenza.
Wandering
Il pensionato spirò sotto una fredda e battente pioggia nel cuore della notte. Spaesato, intirizzito, confuso, spossato. La domanda che la famiglia si pose appena informata della disgrazia è quella che sorgerebbe a chiunque: cosa ci faceva un degente fragile, affidato a una casa di riposo che avrebbe dovuto proteggerlo da se stesso, in giro per Turbigo da solo, a quell’ora e con quelle condizioni climatiche? Una spiegazione plausibile non l’hanno ancora trovata. E proprio per questo i parenti - nemmeno loro ragazzini - decisero di presentare un esposto in procura. A quanto pare l’uomo aveva già manifestato episodi di wandering, quella pulsione a vagare in cerca di una meta amata che colpisce soprattutto i malati di demenza senile. In un complesso geriatrico gli assistenti dovrebbero provvedere a creare un ambiente sicuro, utilizzando anche misure di contenzione previste, che nulla hanno a che fare con i maltrattamenti o le sevizie. Stando alla ricostruzione degli inquirenti al pensionato, almeno quella notte, non erano stati applicati strumenti idonei a impedirgli di alzarsi dal letto e di muoversi pericolosamente. Dunque il degente, uscito dalla stanza, si sarebbe incamminato verso l’ingresso, avrebbe aperto la porta e poi avrebbe iniziato a vagabondare per strada fino allo sfinimento o comunque all’assideramento. I parenti si chiedono: possibile che nessuno abbia facoltà di impedire a un anziano di «scappare» dalla residenza esponendosi a evidenti pericoli?
Responsabilità
Il pubblico ministero Calcaterra, prima di chiudere le indagini, vuole compiere un approfondimento definitivo: capire cosa abbia ucciso l’ottantenne. Un malore provocato dall’esposizione alle intemperie? Un attacco cardiaco? Una caduta accidentale? Dunque i tre soggetti sottoposti all’inchiesta potranno nominare i propri consulenti affinché l’atto irripetibile sia svolto con le massime garanzie. Resta però un interrogativo: al di là delle cause che hanno portato al decesso, qualcuno avrebbe potuto e dovuto evitare che l’uomo - comunque malato oltre che afflitto dagli acciacchi dell’età - sfuggisse ai controlli del personale? Esistono profili di responsabilità oppure, non trattandosi di un luogo di detenzione, è normale che le serrature dell’ingresso non debbano essere chiuse a prova di sfondamento? Su questo aspetto la procura si esprimerà comunque dopo gli esisti dell’autopsia, quindi non prima di sessanta giorni.
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