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Tutte le tappe del tormentato rapporto tra Londra e l'Europa
Dalla Ceca alle ultime richieste di rinegoziazione delle regole

Roma, 15 dic. (askanews) - Non è mai stata una relazione facile quella tra Londra e la casa europea. E mentre un nuovo sondaggio segnala che il 50% dei britannici sarebbe favorevole alla Brexit, l'uscita dall'Ue, il premier David Cameron tenterà di convincere i colleghi europei a fare concessioni alle sue richieste di riforma dell'Ue, punto presentato come necessario per tenere il Regno di Sua Maestà dentro l'Unione. Sarà però difficile che gli altri Paesi cedano, almeno in questo momento.
Ecco in grande sintesi le principali tappe del tormentato rapporto tra la Gran Bretagna e i progetti di integrazione europea.
1951 Con il Trattato di Parigi Nasce la La Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA) La Gran Bretagna ne resta fuori.
1973 La Gran Bretagna, che attraversa una fase di declino economico, entra nella Comunità Europea.
1975 Un referendum nazionale conferma l'adesione alla Comunità europea con il 62% dei voti. Il premier laburista Harold Wilson promette una seria rinegoziazione dei termini della membership che, assicura, non mettono in pericolo la sovranità nazionale.
1984 Margareth Thatcher, brandendo la sua celebre borsetta, pronuncia la famosa frase "I want my money back!" (Rivoglio i miei soldi!) e dà battaglia per la riduzione dei contributi britannici destinati al settore agricolo europeo, che ottiene.
1992 Il Trattato di Maastricht segna una nuova tappa dell'integrazione europea, pone le basi per una politica estera e di sicurezza comune (PESC), nonché per la cooperazione di polizia e la cooperazione giudiziaria in materia penale (JAI). Il trattato istituisce una cittadinanza europea, rafforza i poteri del Parlamento europeo e vara l'unione economica e monetaria (UEM).
1997 Sorge l'era del New Labour. Tony Blair sottoscrive le clausole del capitolo sociale del trattato, facendo entrare in vigore in Gran Bretagna la direttiva sull'orario di lavoro. Gordon Brown silura l'adesione all'euro.
2004 Nuova ondata di allargamento dell'Unione europea, con l'ingresso di otto Paesi dell'ex blocco socialista, i cui cittadini possono ora liberamente entrare in Gran Bretagna.
2005 David Cameron diventa il leader dei Tories e subito segnala l'intenzione di dare battaglia alla linea filo-Ue del governo laburista.
2009 Il Trattato di Lisbona stabilisce la creazione della figura del presidente Ue e di un Servizio Affari Esteri, mentre annulla - introducendo il requisito di maggioranza qualificata al posto dell'unanimità per le decisioni in sede di Consiglio Ue - una quarantina di aree di veto di cui dispone la Gran Bretagna.
Dicembre 2011 David Cameron boccia la prospettiva di rafforzare l'eurozona, sostenendo che mette a repentaglio l'accesso britannico al mercato unico.
Gennaio 2013 Cameron delinea la sua visione di riforma per il salvataggio dell'Ue e prospetta il referendum sull'eventuale uscita della Gran Bretagna dall'Ue entro il 2017.
Maggio 2014 Il partito euroscettico ed anti-immigrazione Ukip arriva primo alle elezioni europee.
Giugno 2014 Jean-Claude Juncker diventa presidente della Commissione europea: Cameron ha tentato di bloccare la nomina, ma non ha trovato sponde ed è stato sconfitto.
Novembre 2014 Cameron delinea il suo piano per la riforma del sistema di gestione dei migranti, compresa l'idea di non elargire sussidi per quattro anni e di espellere anche i migranti in arrivo da Paesi Ue dopo sei mesi senza lavoro. Su quest'ultimo punto poi la posizione viene rivista.
Maggio 2015 David Cameron vince le elezioni. Il suo manifesto per il voto è basato su riforme e sul referendum sull'Ue. Il premier lancia un tour europeo in tutti gli altri 27 Paesi Ue in cerca di sponde per il processo di rinegoziazione delle regole per la permanenza britannica nella casa europea.
Settembre 2015 Il continente è travolto dalla crisi migratoria. Cameron viene avvisato: nessuna rinegoziazione se non ci saranno maggiori sforzi sul fronte profughi.
Novembre 2015
Cameron scrive al presidente del consiglio Ue Donald Tusk elencando le quattro richieste di Londra per restare nell'Unione. Nel dettaglio la Gran Bretagna chiede garanzie vincolanti sul piano legale che i 19 membri dell'Eurozona non prendano decisioni che possano influire sull'economia del Regno Unito, un ridimensionamento della regolazione comunitaria, che Londra giudica eccessiva, il mantenimento di una clausola di opt out su giustizia e affari interni e un rafforzamento dei poteri dei Parlamenti nazionali per bloccare le normative Ue, la sospensione della libertà di circolazione per i cittadini dei nuovi Stati membri dell'Ue la sospensione per i primi quattro anni di residenza dei migranti Ue della possibilità di ottenere benefici presidenziali in Gran Bretagna. Quest'ultimo punto solleva le critiche di praticamente tutti i partner europei.
Dicembre 2015
il premier britannico esclude di poter trovare un'intesa sulle richieste di Londra nel vertice Ue del 17 e 18 dicembre prossimi. La decisione è rinviata alla riunione di febbraio. Il ministro o degli Esteri Philiph Hammond concede la possibilità di esaminare proposte alternative sulla questione della sospensione della previdenza per i migranti dalla Ue.
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