L'INCHIESTA
Tutti in Svizzera a caccia del lavoro
Le imprese si trasferiscono in Canton Ticino e sono decine gli italiani in cerca di occupazione: ma senza competenze non c'è speranza
Si dice che quando le gru girano sopra i cantieri, significa che gira anche l’economia. E che il lavoro non manca. A Stabio, cittadina svizzera di quasi 4.500 abitanti, a un tiro di sasso da Cantello, le gru girano eccome. Basta superare il confine di Gaggiolo e, dopo poche centinaia di metri, sulla Cantonale si apre un’area industriale che cresce ogni giorno di più. Un capannone dopo l’altro. "Sono quasi tutti di italiani, al massimo ci sono olandesi o germanici, ma sono pochissimi. Di certo svizzeri in questa zona non ce ne sono", commentano due agenti della Polizia intercomunale, in servizio sulla Cantonale. A Stabio, tra la zona centrale e l’area industriale, trovano posto anche grandi nomi come Ermenegildo Zegna o Gucci, e marciano a tambur battente i lavori per il nuovo edificio di North Face. "Molte aziende ormai vengono qui – commenta il titolare di un ufficio di cambio -, perché da noi non c’è la pressione fiscale assurda che soffoca l’Italia. D’altronde finché non cambia qualcosa a Roma, la situazione non migliorerà: il pesce puzza dalla testa", commenta senza troppi giri di parole. E’ comprensibile quindi che tanti imprenditori italiani scelgano di chiudere i battenti in Italia e riaprire l’attività in Canton Ticino. Ma è altrettanto comprensibile che, vista la crisi che sta schiacciando il Belpaese, il pellegrinaggio di quanti cercano un lavoro oltre confine sia pressoché incessante.
Lo sanno bene alla Drima, agenzia di lavoro con una filiale affacciata proprio sulla via che porta dalla dogana a Mendrisio. Due locali al primo piano di un moderno edificio, con un continuo viavai di persone. "Sono praticamente tutti italiani – spiegano dall’azienda -. Ogni mattina ne arrivano da un minimo di venti ad un massimo di quaranta. Molti si presentano da noi anche senza avere particolari competenze e lo ammettono: sono solo in cerca di un lavoro". Ma il mito dello stipendio “farcito” e del posto assicurato, si scioglie come neve al sole anche in Svizzera. Certo, il salario medio è molto superiore all’Italia (per esempio, un commesso del centro commerciale Fox Town di Mendrisio prende uno stipendio base di 3.900 franchi mensili), ma sulle competenze non si scappa. "L’esperienza dei candidati viene valutata con molta attenzione – proseguono da Drima -. Ad esempio, anche per fare il magazziniere si chiede la certificazione delle competenze, come può essere la guida del muletto. I parametri sono molto rigidi". Anche perché, visto il vero e proprio assalto di aspiranti frontalieri, "le grandi aziende si affidano alle agenzie, delegano a noi il compito di scegliere il candidato più adatto all’incarico, poiché ormai loro non riescono più a seguire le numerosissime richieste". Insomma, concludono gli esperti, una volta il lavoro in Svizzera era praticamente assicurato ma ora non è più così.
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