IL FALLIMENTO
Uboldo: battaglia legale per le tombe
Scontro di perizie tra Comune e vecchio gestore del cimitero. Primo round senza esito davanti al giudice

Si è chiuso con un nulla di fatto il primo round fra il Comune di Uboldo e il curatore fallimentare dell’azienda che gestiva il cimitero. Chiamata in causa per versare il controvalore delle centinaia di nuovi loculi realizzati prima che fallisse la ditta, l’Amministrazione comunale ha ottenuto dal giudice la possibilità di far periziare da un suo tecnico di parte i colombari. A conti fatti, dunque, sarà una guerra a colpi di perizie asseverate a stabilire se e quanto la municipalità dovrà corrispondere.
PRIMA UDIENZA
«Il giudice ha chiesto al Comune di presentare una controperizia, cosicché abbiamo affidato l’incarico a un perito esterno che svolgerà un accurato sopralluogo nel nostro cimitero per quantificare il valore dei loculi - rende noto il sindaco Luigi Clerici -. La perizia del curatore fallimentare quantifica il tutto in 670mila euro, ma vedremo se è effettivamente quello l’importo corretto». L’Amministrazione si prepara dunque a pagare? Si saprà dall’esito del dibattimento. Intanto si prevede la nomina un consulente tecnico d’ufficio super partes.
LE POLEMICHE
Sulla vicenda c’era stato un tentativo di conciliazione rifiutato: a rivelarlo, qualche settimana fa, è stato il consulente tecnico nominato dal tribunale per il curatore fallimentare, Giuseppe Gioia: «L’Amministrazione avrebbe potuto conciliare, invece ha scelto deliberatamente di non accettare la nostra proposta e adesso rischia di pagare più di quanto avevamo chiesto», ha reso noto. Le opere realizzate, secondo Gioia, hanno il valore di un milione e 100mila euro. Ciò nonostante, pur di chiudere la vicenda, erano stati chiesti al Comune 450mila euro, in pratica il solo costo dei materiali utilizzati.
Senza dimenticare che «ci sono ancora da pagare ditte appaltatrici e subappaltatori, operai che non hanno ancora visto un euro proprio per questa incomprensibile chiusura da parte dell’Amministrazione - ha dichiarato il consulente – Mi domando come sia possibile che il Comune, incassando i fondi della vendita dei loculi, in tutto questo tempo non abbia accantonato la cifra da corrispondere».
LA REPLICA
Il sindaco dice a chiare lettere come la pensa: «Ritengo che l’impresa sia fallita non per colpa della gestione del cimitero, che si era rivelato un buon servizio e anche redditizio, ma per le sue altre attività. In ogni caso, se il curatore fallimentare è andato avanti a gestire quel che restava del patrimonio, perché non ha fatto altrettanto per gestire il cimitero? Avrebbe potuto benissimo continuare a incassare le tariffe e a vendere i loculi». Il primo cittadino conferma che «proprio in vista di questa vertenza, abbiamo un accantonamento prudenziale derivante dalla vendita dei loculi. Siamo comunque ben lontani dai 670mila euro chiesti: non ci resta che attendere se sarà certificata dal giudice la tesi secondo cui il Comune abbia avuto un “arricchimento” coi loculi rimasti dopo il fallimento».
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