OMICIDIO-SUICIDIO
Ucciso dall’amico, il suo camion è ancora lì
Stabio, il tir fermo da un benzinaio. I colleghi lanciano una raccolta fondi per suo figlio

Il camion Volvo di Daniele Morello è ancora lì, parcheggiato nello spiazzo di un distributore di Stabio in Ticino, a poca distanza dalla dogana del Gaggiolo, come se lui dovesse tornare da un momento all’altro: bello, azzurro a strisce gialle, con imponenti fari, lucidato con la cura e l’amore tipici dei patiti di motori. Ben visibile sul parabrezza, la targa con la scritta “Daniele 74”, il suo anno di nascita. Una passione più che un lavoro. E infatti i colleghi autisti hanno lanciato anche una raccolta fondi a suo nome.
Come faceva sempre, l’autotrasportatore di 47 anni aveva lasciato lì il mezzo al rientro da una spedizione, prima di ripartire a bordo del pick-up Harley Davidson e dirigersi verso il Varesotto, dopo due parole e un saluto all’amico benzinaio. Quest’ultimo, che ora parla con le lacrime agli occhi, è probabilmente una delle ultime persone ad averlo visto vivo alle 17.30 di lunedì 25: solo un’ora più tardi Daniele sarebbe stato ucciso a colpi di pistola da Stefano Solazzo, 51 anni, frontaliere che aveva appena saputo della relazione dell’amico fraterno con la sua ex. Nel tardo pomeriggio la vendetta: prima gli spari contro Morello sulla strada fra Cantello e Varese, poi la partenza verso le terme di Stabio, con il ferimento della ex, una 45enne di origini kosovare che lavora nella Spa e per fortuna non è grave, e il suicidio finale con la stessa pistola regolarmente detenuta.
I contorni della vicenda si sono chiariti in poche ore grazie al lavoro dei carabinieri di Varese e della Polizia cantonale. Ma nei giorni si sono aggiunti tanti tasselli: l’amicizia fra le vittime e la furia esplosa dopo aver saputo del duplice “tradimento”. Ma di tutto questo non hanno molta voglia di parlare gli amici di Morello: i colleghi camionisti, appunto, hanno realizzato anche delle scatole con la sua immagine, lasciate nei locali di riferimento vicino alla dogana, per una raccolta fondi da destinare poi al figlio adolescente. Un segno di fratellanza che dimostra il legame particolare fra autisti che condividono uno stile di vita più che una semplice professione: sulle strade di confine è tutto un via vai di tir e spedizionieri, fra pranzi, cene e momenti di relax vissuti insieme dopo viaggi impegnativi in mezza Europa. Ci si sente fratelli anche senza sapere tutto l’uno dell’altro.
«Non conoscevamo questi dettagli sulla sua vita personale - dice il gestore della pompa di benzina di Stabio -. Era un ragazzo che sapeva farsi voler bene, stavamo anche programmando delle cene insieme: era gentile e corretto, gran lavoratore. Trasportava diversi materiali e poi lasciava qui il camion grazie a un accordo con la proprietà. Lunedì scorso l’ho visto per l’ultima volta e quando ho saputo della notizia non volevo crederci: quando qualcuno muore, si parla sempre di brave persone, ma di lui lo pensano tutti davvero».
Anche gli altri autotrasportatori ricordano soprattutto quel ragazzo volenteroso, un imprenditore-padroncino con la sua ditta individuale, la Da.Ni. Trasporti con sede a Stabio, il paese dove viveva da tempo.
Il gestore è fra gli ultimi
ad averlo visto alle 17.30:
«Grande lavoratore, sapeva come farsi voler bene»
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