IL GENERALE
Ugo Mara: «Pronti per l’impiego»
Superate le certificazioni, attesa di ordini Nato per i duemila militari della caserma di Solbiate

In gergo tecnico si dice «pronti per l’impiego». I duemila militari della caserma Ugo Mara si trovano in questa condizione, che non significa entrare in guerra domani,ma essere a disposizione di quelle che sono le direttive che arrivano dall’alto, cioè dalla Nato. Lo conferma il generale Riccardo Marchiò, alla testa del comando di reazione rapida che ha come motto Ubique Celere, dal latino: «Ovunque velocemente». Spiega il comandante: «Proseguiamo nelle nostre attività di preparazione e abbiamo superato brillantemente gli step di certificazione. Dunque, siamo pronti per l’impiego».
La caserma di Solbiate è il cervello di una potenziale operazione all’estero, il terminale sul quale possono fare riferimento le diverse unità operative. Ma per intervenire dove? I venti di guerra che soffiano in diverse parti del mondo non lasciano tranquilli ed è evidente che l’attuale scenario (i militari lo chiamano teatro) più delicato e anche più prossimo al territorio italiano sia quello della Libia. Potrebbe essere qui il fronte d’impiego. Ma si tratta solo di un’ipotesi, anche perchè i compiti della Ugo Mara non sono solo di carattere internazionale. Per esempio, informa Marchiò, «ci occupiamo della sicurezza del territorio nell’operazione Strade Sicure. Svolgiamo questo servizio di supporto tecnico nelle aree di Milano, Varese e Monza». L’esperienza ha già portato a importanti risultati nell’ambito della prevenzione degli incidenti e della promozione di una cultura più responsabile quando ci si mette alla guida.
Nel frattempo vanno avanti le attività di esercitazione e di addestramento con corsi continui di aggiornamento sotto l’attenta guida del cosiddetto Mobile Training Team (Mtt). Importante, poi, resta il rapporto con il territorio. La caserma Ugo Mara è uno dei presidi occupazionali più rilevanti, in termini di numeri, della zona, avendo al servizio circa duemila militari, oltre al personale civile, di diverse nazionalità. Una città nella città, insomma, che mantiene lo stretto rapporto con la comunità locale. Concetto più volte sottolineato dagli amministratori dei Comuni della zona, in particolare dal sindaco Luigi Melis, presente alla presentazione al circolo ufficiali del libro di Vincenzo Ciaraffa “I cecoslovacchi sull’Olona - La pulizia etnica della memoria non riuscita”.
E’ questo un esempio di ricostruzione puntuale di una storia a torto dimenticata che il colonnello, ora in pensione, ha voluto recuperare per testimoniare il grande valore di quei 75mila uomoni addestrati dagli italiani che hanno portato avanti gli ideali di libertà e di democrazia poi portati nel loro Paese. «Combatterono con noi sul Piave - ha sottolineato l’autore - la dimostrazione che già allora la storia d’Europa, quella vera, quella della gente comune, è passata da qui». Memoria del passato, dunque, e sfida del presente. L’editrice Loredana Merlo ha messo l’accento su questo aspetto, mentre fuori il vento faceva frusciare le fronde di quei tigli che furono donati dalla Cecoslovacchia nel 1929 e resistono ancora nel recinto della caserma, dove un tempo c’era il cimitero di quei ragazzi venuti dall’Europa dell’Est.
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