IL CASO
Un corvo, tre inchieste: malasanità
Chirurgo denuncia l'ospedale per mobbing. Dopo le lettere anonime su presunti errori fatali in sala operatoria
Un’inchiesta. Due inchieste. Tre inchieste.
La prima, già nota, sul decesso di un’anziana avvenuto al Circolo lo scorso febbraio, trentasei ore dopo un’operazione in Cardiochirurgia.
La seconda, scontata, sul volo di un "corvo", che con tre lettere anonime ha fatto precipitare la famiglia della donna nell’angoscia, gettando ombre sull’operato dell’équipe e in particolare di un assistente, con tanto di fotocopie sottolineate della cartella clinica.
Infine la terza, novità di lunedì 15 ottobre, su un presunto caso di mobbing da parte dell’ospedale nei confronti dello stesso cardiochirurgo accusato dal "corvo".
Tre fascicoli gestiti da tre diversi pm della Procura della Repubblica di Varese.
Tre indagini a cui bisogna aggiungere quella interna dell’azienda ospedaliera. E una vicenda davvero oscura, che veleno dopo veleno e incartamento giudiziario dopo incartamento giudiziario, ha di sicuro l’effetto di incrinare la fiducia degli utenti nel reparto sotto attacco.
L’ultima novità, come detto, è quella della denuncia di un cardiochirurgo nei confronti dell’azienda ospedaliera. Di un medico che si sente vittima di "mobbing", perseguitato da chi al Circolo decide incarichi e assegna ruoli di maggiore o minore responsabilità. Posti in sala operatoria. Consulenze.
Il legale del cardiochirurgo, l’avvocato Marco Lacchin, non rilascia alcuna dichiarazione, ma l’indagine del pubblico ministero Massimo Baraldo è in corso, proprio a partire dall’esposto della stessa persona che il "corvo" ha accusato con le sue lettere, dato che faceva parte dell’équipe che operò l’anziana a febbraio.
Va detto che la persecuzione viene denunciata a prescindere dalle lettere anonime, che essendo tali devono essere ricondotte a un autore grazie all’indagine numero due della Procura - ipotesi di calunnia - che si concentra appunto sull’attività del "corvo". E anche perché il medico riferisce di aver subìto il mobbing non dal febbraio di quest’anno, ma dal 2009, tanto è vero che l’esposto, risalente alla scorsa primavera, è stato preceduto da una causa civile di lavoro.
Quanto poi all’indagine sul decesso dell’anziana, dopo l’intervento chirurgico e dopo trentasei ore di agonia, indiscrezioni dicono che il lavoro del pm Sara Arduini sia vicino a un punto di svolta. E che presto si potrà dare risposta a una delle domande fondamentali della vicenda: l’accusa di incapacità scagliata in forma anonima contro l’èquipe medica ha un fondamento o la morte dell’anziana è stata purtroppo conseguenza naturale di un intervento che aveva poche speranze di successo, tra l’altro per l’età della paziente?
E’ infatti di assoluta evidenza che nel caso fosse provata la seconda ipotesi, un primo elemento di chiarezza entrerebbe nella storia. E si potrebbe dire che il "corvo" ha agito non per amore della verità e per evitare, come ha scritto in una delle lettere anonime, che altri figli piangano le proprie madri, ma nell’ambito di una lotta di "potere" dentro la Cardiochirurgia.
Una lotta senza quartiere in cui è addirittura possibile inventare errori durante un intervento chirurgico per screditare un avversario.
E il medico che si ritiene vittima di mobbing?
Anche in questo caso va puntualizzato che si tratta di un’accusa ancora da provare. E un esposto è documento ben diverso da una lettera anonima. Anche se è ugualmente spia di un malessere su cui l’azienda, del resto, sta lavorando.
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