IL PERSONAGGIO
Un saronnese guida Brera
Franco Marrocco è il nuovo direttore dell'Accademia milanese: "Varese può dare molto all'arte, ma basta con le sagre paesane"

È di Saronno il nuovo direttore dell'Accademia di Belle Arti di Brera.
Franco Marrocco, noto artista, 56 anni ben portati, gli ultimi ventisei vissuti in provincia di Varese, già insegnava nella prestigiosa istituzione milanese dove ora è stato chiamato a gestire anche la patata bollente della «Grande Brera».
La sua elezione, avvenuta nel luglio scorso, ha fatto scalpore nel mondo dell'arte in quanto ha ottenuto dal corpo docente ben 105 preferenze contro i 38 voti presi dal suo predecessore, il professore Gastone Mariani. Quest'ultimo avrebbe attribuito il ribaltone al comunicato ufficiale con cui respingeva in toto il cosiddetto Progetto Grande Brera perché estromette l'Accademia dall'utilizzo e dalla gestione del complesso museale di Brera.
Abbiamo incontrato Marrocco nella sua casa-studio a Saronno, non distante dagli affreschi del Luini e di Gaudenzio Ferrari nel Santuario della Beata Vergine dei Miracoli, e dalla galleria d'arte contemporanea Il Chiostro, della cui scuderia Marrocco fa parte.
Direttore, un bel risultato: da cosa iniziamo?
«Preferirei non iniziare dalle polemiche. Posso soltanto dire che il consenso ricevuto all'Accademia si basa soltanto sul programma che ho presentato e al centro del quale ho messo la didattica. Quindi lo studente con le sue esigenza di ricerca, di un cambiamento di ritmo, di linguaggio. L'ho posto al centro della "struttura Brera", che sta all'interno del quartiere, il quale è all'interno della città di Milano, proprio in previsione dell'allargamento dell'Accademia nella metropoli».
I problemi che si prospettano sono molteplici, la macchina formativa è complessa: oltre 3500 allievi, di cui più del 25 per cento stranieri di 40 Paesi; tre dipartimenti al cui interno operano le varie scuole: le storiche arti visive, progettazione e arti applicate, comunicazione e didattica dell'arte.
«Oltre alle problematiche di porre al centro la didattica e oltre l'allargamento dell'Accademia nella città, dove già si hanno sedi distaccate, vi è la riforma accademica. Nonostante le buone intenzioni del legislatore, dopo cinque anni da Brera si esce con il diploma magistrale e non con la laurea magistrale. Questo non è solo un problema da pezzo di carta, ma molto altro, che oltretutto ci pone in situazione di disagio rispetto ad altri Paesi europei».
Qual è il Marrocco pensiero sul mondo dell'arte oggi e in particolare nel Varesotto?
«Premetto subito che nel nostro sistema dell'arte il mercato è scomparso. Sulle grandi star è sceso il gelo e la fascia intermedia paga lo scotto più alto. La mancanza di mercato comporta che oggi l'opera sia soprattutto il risultato di una riflessione, qualcosa di simile a quanto accaduto con il concettuale negli anni 70. A questa situazione non si sottrae neppure il territorio varesino».
E l'offerta espositiva negli spazi importanti della provincia di Varese?
«Non è esaltante. A Gallarate il Maga soffre e non riesce a rapportarsi ai grandi musei internazionali, pur restando uno dei più dinamici e interessanti della Lombardia. Villa Panza vive di rendita sul passato, anche se glorioso, ma spesso dimenticando il contemporaneo. La situazione del Castello di Masnago mi è poco nota, ma la sensazione è che manchino progetti e una visione. Insomma, appare un contenitore privo di energie».
Alla domanda se ci sono spazi di collaborazione con Brera però lei risponde con un sì deciso.
«Spero di avere un minimo di ascolto, ascolto che sinora è arrivato solo da Gallarate, dove i rapporti con Emma Zanella sono sempre stati buoni, ma con scarsi risultati. Penso non a causa della direzione, ma della politica piuttosto disattenta. Mi auguro si possa stimolare qualche iniziativa, attendo proposte. La disponibilità è totale. Il territorio varesino può dare tanto all'arte contemporanea soprattutto se si pensasse di fare progetti che guardano oltre il perimetro locale, insomma credo che anche la politica debba rispondere alle esigenze dei giovani che guardano in prospettiva. Bisogna smettere di fare sagre paesane. Vorrei sottolineare che ci sono tanti allievi del Varesotto che frequentano Brera, e anche molto bravi. Alcuni diplomati da poco fanno un lavoro interessante. Come Veronica Zanardi».
E tra gli affermati?
«Sono numerosi quelli validi. Potrei citare i primi che mi vengono in mente: Ale Guzzetti per le sue macchine tecnologiche fantastiche. Giannetto Bravi per il suo pensiero limpido. Luca Scarabelli eclettico e ciclista folle. Giorgio Vicentini per la sua pittura cruda».
Qual è il sogno dei sogni di Marrocco?
«Che l'Accademia ritorni a essere la scuola dove fare e pensare vanno di pari passo. Dove l'immaginazione genera la poesia che genera l'arte, che non dà vita ma aiuta a vivere».
© Riproduzione Riservata