FRA INDI
Un uomo e due cani in cerca di se stessi

Un giovane uomo innamorato della natura e i suoi due cani: l’insolita famiglia di Fra Indi vuole essere la dimostrazione del fatto che ciascuno può impadronirsi del proprio tempo e vivere la vita come più gli piace. Fra Indi è Francesco Raimondi, ha 28 anni, abita in Valceresio, è laureato in storia dell’arte, organizza mostre e ha fondato il blog L’Oblò dell’Arte. Ma la sua passione più grande è sempre stata camminare e da circa due anni ha deciso di farlo con Indi e Ciuk, i due Siberian Husky con i quali condivide molto di più di un normale rapporto tra cane e padrone.
Fra Indi, qual è la chiave per capire la sua filosofia di vita?
«Oggi sembra impossibile vivere di sogni. Spesso risulta difficile anche solo avere del tempo libero. Il tempo io ho iniziato a riconsiderarlo: non esiste, siamo noi che ce lo creiamo e per me è diventato fondamentale impiegarlo per fare le cose che amo».
Come mai il nome Fra Indi?
«Ho sempre nutrito interesse per un certo tipo di arte, per la tradizione e lo studio degli aspetti religiosi e spirituali di differenti culture e questo mi ha portato a cercare uno stile di vita che potesse evolversi in simbiosi con quello della natura: da qui l’idea di iniziare a camminare. E darsi un nuovo nome è stata una sorta di battesimo, una nuova nascita: Fra Indi evoca l’iniziale del mio nome, Francesco, e quello del mio primo Siberian Husky Indi».
Come è nato il suo Progetto Avventura?
«Qualche tempo fa ho deciso di fare di un postulato antico il mio motto: fai della tua vita una grande avventura quotidiana. Il Progetto Avventura non è fine a se stesso, né una stravaganza naif: è uno strumento - credo oggi necessario - di valorizzazione del territorio e dell’ambiente. Un vivere la natura e nella natura i suoi ritmi, i suoi suoni, i suoi colori e i suoi abitanti».
In pratica cosa fa?
«Con i miei cani cerco di vivere il patrimonio naturale e ambientale, percorro cammini antichi, sentieri o monti, in compagnia o in solitaria, dormendo spesso in tenda per assaporare ogni minima vibrazione».
Come ha scelto i suoi cani?
«Quando si prende un cane bisogna mettere sempre in conto di cercare di assecondarne il carattere e la predisposizione fisica. Io ho sempre amato camminare in montagna, quando ho deciso di condividere questa passione ho scelto un Siberian Husky perché è un cane di taglia media, veloce, ma soprattutto forte, agile e resistente. Se si asseconda la natura di un Siberian, ci si rende conto come non può stare sempre fermo: ha bisogno di scoprire, di inseguire orizzonti lontani e nuovi. Così, dopo gli incontri e l’allegria di stare con gli altri, si ha un forte bisogno dettato dall’istinto di rimettersi in marcia, da soli: io, Indi e Ciuk».
Partecipa a competizioni agonistiche?
«Sì, mi capita, ma solo per divertimento: le gare per me sono solo un modo differente per passare del tempo con amici. La vera competizione è quella con me stesso».
Qualche avventura recente?
«A maggio ho fatto un dogtrekking di gruppo sulla Via degli Abati, da Bobbio a Pontremoli (130 km); ad aprile Orizzonti Lontani - parte prima, dog trekking in solitaria(32 km e 1900 mt di dislivello); a Febbraio 2017 ho partecipato alla Grande Corsa Bianca in dogtrekking, un percorso di 80 km in Alta Val Camonica (2600 mt di dislivello); nel 2016 ho fatto un trekking di gruppo con tenda e cani lungo la Via Francigena, da Tromello a Pontremoli».
Qualcuno potrebbe pensare che c’è un po’ di follia in quello che lei fa…
«Spesso mi sono sentito dare del folle. Molte volte mi scontro con fini detrattori… Ma mi basta rimettermi in cammino, raccogliermi coi miei cani e ripartire, progettare e realizzare. La strada davanti a me è ancora lunga, le cose fatte sono già molte, ma l’avventura più grande, la più importante è sempre quella ancora da venire».
Ha dei partner nella sua avventura?
«Certo ho dei partner sempre presenti che devo ringraziare. E poi ci sono persone speciali, come Filippo Cattaneo (Allevamento Keral’ghin e Agricampeggio La Luna e il Falò di Ponteremoli), uno dei massimi esperti dei Siberian Husky, e Marco Ossola, grande musher (guidatore di cani da slitta, ndr) che mi sta insegnando molto».
Il suo team si chiama Jaranga Siberian Husky Team: cosa significa Jaranga?
«Mi ha ispirato Un sogno ai confini del mondo, un libro di Jurij Rytcheu: Jaranga è il nome di una tenda conico-cilindrica in cui era solito abitare in Siberia il popolo dei Ciukci, che fu il primo a dare avvio ad una sorta di selezione del cane che oggi conosciamo come Siberian Husky. Queste Jaranga erano medie o grandi, realizzate con pali di legno e ricoperte da una stratificazione di pelli, con dentro un focolare».
Ma lei ha una Jaranga?
«Ho una Jaranga moderna, una tenda. E dormire in tenda con i miei Siberian Husky è una delle più belle ed entusiasmanti esperienze provate. Ho dormito in tenda con Indi anche a -6°. Montare la tenda e vedere il proprio cane che freme, si agita e ulula, carico di entusiasmo è fenomenale. Una volta sganciato dallo stakeout, si fionda sparato all’interno e non c’è verso di farlo uscire. La tenda è per lui una nuova casa, una tana, da condividere».
Lei si firma Asclepio come pittore…
«Considero l’atto del dipingere un’azione terapeutica dell’anima, uno strumento per dare libertà alla mia sostanza interiore. Dipingo per me stesso, nulla più».
Come si può partecipare al Progetto Avventura?
«Il progetto è pronto ma servono partnership e sponsorizzazioni. L’idea è di realizzare sempre più uscite nella natura, facendo dal dogtrekking allo scootering, con il sogno di andare al Nord sulla neve con la slitta! Chi vuole mi trova sulla pagina Facebook Jaranga Siberian Husky o sul sito www.fraindi.wordpress.com».
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