LA SENTENZA
Caso Uva, agente “alla gogna”: reati prescritti
A processo a Varese la sorella di Giuseppe con altre 18 persone

Poliziotto diffamato e minacciato per il “caso Uva”? Tutti i reati sono prescritti.
Sono passati più di otto anni da quando, il 4 gennaio 2016, Lucia Uva - sorella di Giuseppe, l’operaio deceduto nel giugno del 2008 dopo una notte in caserma - pubblicò su Facebook la foto di Luigi Empirio, uno dei sei poliziotti indagati (e poi assolti, così come due carabinieri). Per quel post - accompagnato da un commento che, secondo la Procura, lasciava «intendere che vi fosse un nesso di causalità fra la presenza di Empirio e la morte del fratello» - fu rinviata a giudizio, con l’accusa di diffamazione. Una pubblicazione che esponeva il poliziotto «a una sorta di gogna mediatica, perché dava modo a chiunque, nella rete web, di inserire commenti a loro volta diffamatori e minacciosi». Quel post, infatti, scatenò il popolo di Internet, con centinaia di messaggi, molti dei quali contenenti insulti e avvertimenti. Qualche esempio? «A questo bisogna andare ad ammazzargli il figlio», oppure «Infame, stai attento», o ancora «Appeso a testa in giù». Ecco perché, con Lucia Uva, finirono a processo - con le accuse di minaccia e diffamazione - altre 18 persone residenti in tutta Italia, dalla Toscana alla Sicilia, dalle Marche alla Sardegna alla Campania.
Il dibattimento, davanti al giudice Davide Alvigini, è iniziato nel 2021. E dopo l’esame dei testimoni, tra un rinvio e l’altro, si è arrivati all’udienza di ieri, quando era prevista la discussione. Troppo tardi, pur contando le sospensioni durante l’emergenza Covid, per arrivare a una sentenza. E così tanto l’accusa quanto la difesa hanno chiesto di chiudere il processo con una sentenza di non doversi procedere per estinzione dei reati a causa della prescrizione.
In realtà, il difensore di Lucia Uva, l’avvocato Fabio Ambrosetti, ha chiesto l’assoluzione nel merito, «perché il fatto non sussiste», ritenendo il post non offensivo della reputazione del poliziotto: «Scrisse solo che “era presente nella caserma quando hanno preso Giuseppe”. E ancora: “Vogliamo solo la verità e non ci fermeremo fin quando i colpevoli non verranno fuori”. Il pm poi ipotizza un nesso di causalità che per me non esiste».
Una linea condivisa dal pubblico ministero d’udienza, Lucilla Gagliardi, che ha proposto l’assoluzione della sola Uva. Ma il giudice ha dichiarato la prescrizione, con conseguente estinzione dei reati e proscioglimento, per tutti e 19 gli imputati.
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