IL CASO
Val Veddasca a rischio erosione
La preoccupazione del sindaco: troppe piogge violente su un territorio fragilissimo

La notizia che a settembre si comincerà la pulizia del fiume Giona rallegra a metà il sindaco di Maccagno con Pino e Veddasca, Fabio Passera, mentre proprio dalla foce del fiume guarda a nord, dove nasce questo torrente che si getta nel lago Maggiore. Il motivo è presto detto: le forti piogge, che ormai non hanno più una stagionalità, stanno erodendo una parte del territorio su cui poggiano proprio alcuni paesini della Val Veddasca. «Riferita così - spiega il sindaco - forse la notizia crea un allarmismo eccessivo che non è corretto dare, ma è innegabile che quella valle è in cima ai nostri pensieri di amministratori. A settembre si partirà con questo lotto di lavori che riguardano la pulizia del letto del fiume ma qui a valle, dalla foce al depuratore, con un appalto di 800 mila euro grazie all’interessamento di Regione Lombardia. Non dobbiamo tuttavia dimenticarci che il nostro è un territorio fragilissimo e lo abbiamo detto più volte, è stato ribadito nelle settimane scorse a più riprese anche dal comitato di Luino “Bocciamo AlpTransit” riguardo al passaggio di merci, alle vibrazioni vicino le case, preoccupazioni alle quali mi accodo e che condivido. Vi sono però poi realtà grandi e complesse come queste, ereditate dal lavoro della natura in decenni e da cambi climatici. Ognuno poi potrà dire la sua ma è certo che sul bacino imbrifero del Giona, sui versanti dove insistono i nostri paesini della Val Veddasca, va riacceso l’interesse comune».
Il riferimento riguarda una lenta ma inesorabile erosione visibile dall’altra valle, la val Dumentina, di porzioni di terreno sotto i costoni ove questi borghi sono appoggiati. La problematica anni fa è già stata oggetto di analisi, con anche piccoli interventi, ma le piogge “monsoniche” che sempre più spesso gonfiano il fiume che parte da sopra Monteviasco e corre fino a Maccagno hanno un potere corrosivo molto più forte rispetto a 20 anni fa.
Da qui le preoccupazioni di un piano fatto non frettolosamente ma con urgenza, due cose diverse come ammonisce Passera. «Le case “crepate” ad Armio sono lì da vedere - prosegue - ed aumentano di numero. È chiaro che nessuno vuole tutto e subito ma credo sia importante lavorare con l’urgenza che merita questa situazione, senza poi dover agire con la fretta perché ci sono avvisaglie magari di diverso e più intenso tenore. Questo territorio va salvaguardato e faccio appello a tutte le forze, dal ministero dell’Ambiente a Regione Lombardia passando per la Comunità Montana. Non posso pensare a che cosa accadrebbe se dovesse staccarsi un pezzo di valle sotto le piogge incessanti, pur senza intaccare le case: mi troverei milioni di metri cubi di terra e fango qui a valle, nel mezzo di Maccagno. Per questo propongo un tavolo di discussione, senza allarmismo e per due motivi: primo e sopra a tutto in ordine alla sicurezza dei miei concittadini, secondo poi perché non possiamo parlare di rilancio del territorio, sviluppo della montagna e lavorare per far rimanere le persone ad abitare nelle nostre valli e magari attrarne altri dovendo fare i conti con queste fragilità».
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