L’ITINERARIO
Valle Varaita, alle pendici del “Re di Pietra”
Il bosco dell’Alevé è la più grande distesa di pini cembri delle Alpi. Tra pascoli, laghi e vette nelle Alpi Cozie in Piemonte

In Valle Varaita si viene accolti dalla gigantesca figura del Monviso, il “Re di Pietra” ma, conoscendola meglio, si resta rapiti dalla delicatezza delle sue borgate, dove si respira ancora la montagna autentica. In attesa di un piatto di Ravioles per cena, è poi infinita la possibilità di passeggiate e pedalate a fondovalle, oppure arrivando sui 3.000 metri, tra scenari che cambiano in continuazione: prati fioriti, rocce chiare e scure, laghetti. All’interno di questo paradiso è racchiusa una perla unica sulle Alpi. È il bosco dell’Alevé, che ospita la più grande distesa di pini cembri dell’arco alpino. Alle pendici meridionali del Monviso si estende infatti un’area di 820 ettari, compresa tra i 1.600 e i 2.500 metri di quota, e che tocca i territori di Casteldelfino, Pontechianale e Sampeyre. Si tratta di un bosco antichissimo, le cui origini si fanno risalire alle grandi glaciazioni del quaternario e che venne citato anche nell’Eneide di Virgilio e nella Historia Naturalis di Plinio il Vecchio.
Il pino cembro, con il suo colore verde scuro spicca sul pallido verde dei larici e ha la caratteristica di avere gli aghi riuniti a cinque a cinque. I suoi rami robusti sono incurvati verso l’alto e il tronco può raggiungere i venti metri di altezza che raggiunge con una crescita molto lenta, addirittura doppia di quella necessaria per le altre conifere. Una caratteristica unica di queste piante è quella di svilupparsi anche all’interno di vecchi tronchi, che poi il tempo distrugge: quando ciò accade si vengono a creare forme molto curiose. Ogni albero, nel Bosco dell’Alevé è quindi un’opera d’arte della natura e non solo per le forme uniche che assume ogni singola pianta. Camminandoci dentro, si resta letteralmente inebriati da un piacevole profumo di conifera, indubbiamente rilassante per il corpo e la mente. Vista tanta bellezza, e a seguito anche dei modesti dislivelli previsti per i sentieri che si diramano al suo interno, si consiglia di percorrere il bosco in lungo e in largo, risalendo per esempio la valle che porta al Rifugio Vallanta per poi dirigersi in diagonale nel bosco fino al Lago Secco. Da qui, in pochi minuti si raggiungerà il Lago Bagnour con l’omonimo rifugio, dove riposarsi e assaggiare la loro deliziosa polenta concia (info per gli itinerari ParcoMonviso.eu).
Nel frattempo si possono conoscere gli altri prodigi nascosti nel bosco dell’Alevé: le pigne del cembro, per esempio, sono particolarmente coriacee e, una volta cadute a terra, non si desquamano automaticamente. Madre natura evidentemente ha pensato a questo aspetto, creando un connubio tra questi pini e un uccello, la nocciolaia, che si nutre dei suoi pinoli e che, per estrarli, batte come un fabbro sulle pigne. Per far fronte ai lunghi mesi invernali, la nocciolaia trasporta grosse quantità di pinoli per parecchi chilometri nei suoi “nascondigli“, normalmente esposti a sud. Tuttavia non sempre questo uccello si ricorda dove si trovano tutti questi luoghi-dispensa, perciò una percentuale di pinoli “dimenticati” è potenzialmente in grado di germinare e di dare vita a nuovi alberi. Questo spiega perché il bosco dell’Alevè continua a rigenerarsi e perché si trovano cembri che crescono su speroni rocciosi o in posti alquanto improbabili. Grazie alla nocciolaia, infatti, anche a 2950 metri di altitudine, su una delle pareti della Cima delle Lobbie, cresce un pino cembro.
Terminata l’escursione al profumo di pino cembro, si può arricchire la visita recandosi a Casteldelfino, dove si trova il Centro visita Alevé, dove approfondire i temi legati alla più grande cembreta delle Alpi e i suoi “abitanti”. Oppure chi è più “mondano” può farsi una passeggiata a Sampeyre, il paese principale della Valle Varaita con un ufficio turistico molto attento a tutte le esigenze, per poi organizzare la serata con uno dei tantissimi eventi che costellano ogni sera, specialmente, in alta stagione il territorio dominato dal Monviso.
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