IL PROCESSO
Padre padrone nega le accuse della ex: «La chiamavo barbona ma non l’ho mai picchiata»
Cinquantenne di Varese a processo per maltrattamenti in famiglia

Ha respinto le accuse della ex convivente, il 50enne di Varese a giudizio per maltrattamenti in famiglia che sarebbero continuati dal 2005 al 2018, anche di fronte ai quattro figli minorenni, due dei quali nati dal primo matrimonio della donna. «È vero, a volte le ho dato della barbona, per come si vestiva o per come mangiava - ha sostenuto l’uomo in tribunale a Varese -. Ma non l’ho mai picchiata, né insultata o minacciata».
“CINQUE MAGGIORDOMI”
Nella prossima udienza (ad aprile) il giudice Rossana Basile ascolterà proprio una delle figlie, ora diventata maggiorenne, dopo che il primogenito fu sentito nel marzo 2022: «Eravamo cinque maggiordomi al servizio di quell’uomo, e se mia mia madre ci difendeva prendeva gli schiaffi», raccontò il ragazzo, rivelando anche di aver trascorso il 18° compleanno «chiuso in camera per punizione perché il nuovo compagno di mia madre pretendeva che mangiassi il pollo con le mani invece che con le posate». Figli che l’uomo afferma di non vedere da quasi sei anni: «Un giorno, era marzo del 2017, sono andato a fare una doccia a casa sua, e quando sono uscito dal bagno lei non c’era più. L’ho rivista solo stamattina».
LE RICHIESTE DI DENARO
La donna lo cacciò di casa, avviò la separazione, lo denunciò, anche per estorsione - perché lui, rimasto solo e pieno di debiti, chiese «un aiuto» a lei che aveva ottenuto 800mila euro dalla vendita di alcune proprietà (denuncia poi ritirata in seguito a un accordo scritto). Ma le richieste di denaro - aveva riferito l’ex compagna in una precedente udienza - erano continue, e se il denaro non arrivava, arrivavano insulti e percosse. Dai calci ai pugni, dalle sberle agli sputi. Con l’aggravante, appunto, di averla maltrattata pure di fronte ai figli (quelli di prime nozze, così come la madre, si sono costituiti parte civile con gli avvocati Chiara Di Giovanni e Gloria Menegazzi).
LE REGOLE
Figli che - s’è difeso l’imputato (assistito da Maurizio Vannetti) - «hanno iniziato a detestarmi perché io pretendevo il rispetto delle regole, mentre lei era più libertina. Ad esempio, per me non era giusto che si fumasse la cannabis».
© Riproduzione Riservata