IL LUTTO
Addio a Prevosti, il signore del burro
Si è spento a Bordighera, aveva 95 anni. E’ stato protagonista del “romanzo” industriale della Prealpi

È morto a Bordighera l’imprenditore Gianni Prevosti, 95 anni. Uomo simbolo del Burro Prealpi, lascia i figli Francesco con Gabriella, Gigi con Laura e Giovanni con Chiara. La data dei funerali non è ancora stata fissata.
IL RICORDO
Quando si prende congedo da un uomo come Gianni Prevosti, 95 anni, protagonista del romanzo industriale italiano, seconda generazione del Burro Prealpi, una delle poche aziende storiche che non hanno mai lasciato Varese, il dubbio è galeotto: raccontare il produttore abile o il personaggio colto, descrivere le sue intuizioni, soprattutto nel campo della pubblicità o la sua passione per la musica sinfonica, il cinema, i libri, i quadri di Giorgio Morandi? Non sempre le due nature coincidono, spesso confliggono. In questo caso formano un tutt’uno armonico e condiviso che consegna ai posteri il ritratto dell’uomo originale. Che ha guidato con sapienza la fabbrica di famiglia dal 1968 dopo il padre Luigi. Che per una decina d’anni ha presieduto l’associazione nazionale di categoria senza mai schierarsi politicamente. E che di questo amore per l’indipendenza ha riempito la propria vita dandone prova ogni qualvolta capitava di conversare con lui. Da quei dialoghi usciva sempre una miscela di signorilità innata e di conoscenza non sbandierata.
Gianni Prevosti è morto a Bordighera, da tempo la Prealpi è guidata dal figlio Gigi, i funerali si svolgeranno a Varese martedì.
Ma in questi giorni di tormento per quanto sta capitando alla squadra di basket, non è banale ricordare che egli fu presidente della Robur et Fides quando questa seconda compagine cittadina venne promossa in serie A dove spadroneggiava la Ignis di Giovanni Borghi.
Erano gli anni ‘70, struggenti e indimenticabili per i successi dello sport varesino, sia sotto canestro, sia nell’area di rigore del calcio. Erano tempi in cui il mondo dell’impresa si sentiva in dovere di sostenere i gladiatori locali per due motivi: la partecipazione emotiva, il senso di appartenenza a un territorio e la convenienza economica, il business creativo.
I Prevosti erano originari del Lodigiano. Arrivarono a Varese da impresari del latte, quindi agricoltori, si trasformarono in produttori di burro e formaggi. Per chi ci si sapeva fare, non solo in fabbrica, la comunicazione industriale mediata dallo sport era un campo interessante. Immagini in bianco e nero testimoniano la presenza della Prealpi al Giro d’Italia. Il marchio era un quadrifoglio verde. Di forma triangolare pochi grammi di pasta casearia avvolti nella carta stagnola: sua maestà il formaggino.
Nonne, mamme e bambini dell’epoca erano incentivati agli acquisti per le etichette da conservare. Chi ne raccoglieva di più ritirava un premio dalle mani dl negoziante. Poi, con Gianni Prevosti e suo fratello Giorgio in azienda, venne l’occasione di andare in tv nel teatrino barocco che si chiamava Carosello. Milly Carlucci, Nino Castelnuovo, successivamente Raffaella Carrà ci misero la faccia e le gambe per fare pubblicità al burro di Varese, trasportato in tutta Italia da autocarri col Prealpi sulle fiancate.
Questo il patrimonio aziendale che Gianni ha trasmesso alla sua discendenza. Anni irripetibili, l’avventura continua con l’ingresso della quarta generazione nello stabilimento di viale Borri. Vi si gode da lassù la più bella cartolina di Varese: il lago, le colline, il Monte Rosa. Nel 2013 il Rotary Varese, di cui era socio, conferì a Gianni Prevosti l’onorificenza “Paul Harrys” con questa motivazione: “La sua sensibilità di raffinato umanista ha consentito alla Prealpi di conferire ai propri prodotti un’immagine precorrendo i tempi”.
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