IL LUTTO
Addio a Guidotti, dentista pioniere
Aveva 86 anni. Domani a Bobbiate le esequie, a Mantova la tumulazione

Gli estremi della sua vita sono stati la personificazione del dolore in forma d’assenza: da giovanissimo perse la madre, da nonno ha dovuto dare l’estremo saluto a un figlio adorato, nonché collega di studio ed erede di competenze scientifiche.
Nel mezzo, Alberto Cesare Guidotti s’è guadagnato la fiducia, la stima e soprattutto l’amore dei tanti che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di farsi curare da lui.
Domattina, mercoledì 18 luglio, alle ore 10.30, nella chiesa bobbiatese di San Grato, l’ex presidente dell’Ordine dei medici odontoiatri della provincia di Varese, riceverà l’addio da una comunità che gli ha voluto bene, sapendone cogliere il profilo umano ben alto oltre il suo carattere schivo. Umile.
Pioniere della moderna odontoiatria varesina, Guidotti si schermiva se qualcuno gli faceva presente che era stato tra i primi a collegare la chinesiologia alla cura dei denti. Una prospettiva olistica, che cioè concerneva la totalità della persona e non solo la patologia da curare.
A questa rivoluzione, sulla scorta della scuola svedese, Guidotti fu tra i primi a combattere l’allora diffusissimo ricorso all’amalgama al mercurio per le otturazioni.
Fu anche tra i primi a impiegare rimedi omeopatici accanto a quelli allopatici e a mettere in campo, nel suo studio di piazza XX Settembre, aperto nel 1990, una quasi maniacale pratica dei parametri di sicurezza per il paziente per gli operatori, che considerava come figli senza mai indugiare sulla professionalità: insieme col figlio Antonio, scomparso due anni or sono in un incidente aereo, Alberto Cesare Guidotti era riuscito a diventare un punto di riferimento di altissimo livello nella cura dentaria.
Rendeva merito di ciò non a se stesso ma ai colleghi che «appena giunto a Varese - confidava - con la loro collaborazione mi hanno permesso di lavorare e soprattutto di studiare e d’aggiornarmi di continuo».
Mantovano d’origine, Guidotti giunse a Varese nel 1962. Dapprima ebbe pazienti nei suoi studi di Malnate, Saronno e Castronno, quindi, nel 1969, aprì lo studio di via Vittorio Veneto, in città, meta di pazienti d’ogni censo e da ogni parte d’Italia, che trovavano in lui il professionista di livello ma soprattutto l’uomo capace di rassicurare, ovvero il compagno di dolore che da una piccola o una grande sofferenza sapeva trovare una via d’uscita.
Per questo, seppure assai malato da un anno, casa sua, a Bobbiate, era diventata una specie di meta di persone affezionate, che gli hanno testimoniato sino alla fine quell’alchimia che va oltre la scienza e che prende il nome di amore.
Di questa lunghissima carezza che l’ha accompagnato nell’ultima parte della sua vita, affrontata con quel suo tipico mezzo sorriso guascone di chi sa ma non può dire, sono state a loro volta testimoni la moglie Carla e le figlie Costanza e Francesca.
Saranno loro, con le rispettive famiglie e i nipoti del “Doc”, oltre agli amici, ai dipendenti e a non pochi dei beneficati di un’esistenza durata 86 anni solo per l’anagrafe - ma senza tempo se misurata col metro dell’amore - a scortare il feretro nell’ultimo viaggio, prima della tumulazione, che avverrà nella cappella dei Guidotti, a Mantova.
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