IL CASO POLITICO
Addio incompatibilità? «No, lo dice la Regione»
L’avvocato Marasciulo, presidente della Commissione urbanistica, spiega le modifiche al regolamento della Paesaggistica e risponde agli architetti: «Noi facciamo gli interessi dei cittadini, non di una categoria»

Il Consiglio comunale di ieri sera, martedì 7 giugno, si è arenato sulle modifiche al regolamento della Commissione paesaggistica. Una in particolare ha creato i presupposti dello scontro politico e quindi dello stallo: l’abolizione del “veto” per i professionisti che hanno o intendono assumere pratiche che diventano oggetto di valutazione da parte della Commissione. Deregulation? Pericolo che salti l’imparzialità? L’avvocato civilista Domenico Marasciulo, consigliere comunale del Pd e presidente della Commissione urbanistica, cerca di sgombrare il campo da equivoci, insinuazioni e letture sbagliate del provvedimento che sarebbe andato in votazione se non fosse stata sospesa - di comune intesa, maggioranza e opposizione - la seduta, alla mezzanotte.
Avvocato, perché Varese vuole introdurre delle modifiche che potenzialmente allentano le garanzie di imparzialità?
«Guardi, innanzitutto chiariamo che questa impostazione non fa altro che uniformarsi ad un indirizzo della Regione Lombardia datato 2008 e confermato di fatto nel 2021 dal presidente Attilio Fontana. Ed è in vigore in tutti gli enti locali, in tutti gli ordini professionali, in tutte le commissioni. Non vedo dove sta l’anomalia... ».
Ma è pur vero che cadono le incompatibilità...
«Anche qui, occorre un chiarimento: il regolamento prevede che il componente della commissione paesaggistica si astenga dall’istruttoria, dalla discussione e dalla decisione relative a pratiche che lo riguardano come professionista. L’incompatibilità, dove esiste in concreto, resta».
Obiezione: gli altri componenti della commissione potrebbero essere influenzati, se non compiacenti, nel trattare la pratica di un collega che pur si è astenuto...
«Questo semmai è un problema interno che non attiene all’interesse dei cittadini. E sarebbe un atto di sfiducia, a priori, nei confronti di tutta la Commissione. Non è questo l’obiettivo delle modifiche al regolamento. E poi ribadisco: tutti gli enti hanno questa impostazione che, ricordiamolo, deriva da atti di indirizzo della Regione proprio in materia di incompatibilità».
L’ordine degli Architetti di Varese non la pensa così e ha scritto una lettera in cui vi invita a rivedere le modifiche.
«La lettera è pervenuta non dall’Ordine ma dal Consiglio di disciplina degli architetti e c’è una bella differenza, sostanziale. In ogni caso, il documento è stato letto in Consiglio comunale, nessuna censura, e tengo a precisare che l’Ordine degli architetti fa giustamente gli interessi della categoria mentre noi come Consiglio comunale dobbiamo guardare all’interesse di tutti i cittadini».
Resta il fatto che l’assemblea ieri sera è andata in tilt sul punto e la decisione di sospendere la riunione è sembrata una boccata d’ossigeno più per la maggioranza che per l’opposizione...
«La richiesta di rinviare la discussione, caldeggiata nella lettera del Consiglio di disciplina degli architetti, non rappresentava a mio avviso un motivo legittimo per sospendere la trattazione. Mi permetto di osservare che, tra l’altro, la rappresentanza è in capo all’Ordine degli architetti, non al Consiglio di disciplina».
È vero che molte perplessità serpeggiano anche dalla vostra parte, nella maggioranza?
«Non mi risulta, nessuno le ha manifestate. Credo che il problema sia forse nel poco approfondimento che è stato dedicato alla materia. Noi, come Commissione Urbanistica, avevamo già esaminato queste modifiche una settimana fa e tutta la documentazione è stata messa a disposizione dei consiglieri comunali. Quello che sto precisando, già emerge chiaramente da quanto avevano in mano i consiglieri... E comunque sarebbe stata in Consiglio una discussione aperta, con tutti i chiarimenti del caso e l’esame di tutti gli emendamenti. Per questo mi aspetto che alla prossima seduta si possa valutare con serenità la questione e andare alla votazione. Nell’interesse, lo ribadisco, dei cittadini. E non dello scontro politico o altro».
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