LA PROTESTA
«Dal governo aiuti inapplicabili»
I consulenti del lavoro di Varese: poco sostegno alle donne impegnate in azienda
Quante volte in questi mesi si è sentito ripetere che le donne sono le persone che stanno subendo maggiormente la crisi dovuta alla pandemia. E, ora, queste parole si traducono in numeri ed emergono in tutta la loro drammaticità.
Anche perché riguardano il nostro territorio: mamme, mogli, amiche, vicine di casa lavoratrici.
Per esempio, come divulgato dall’Ordine dei Consulenti del lavoro di Varese, secondo freschissimi dati dell’Inail, tre incidenti su quattro inerenti al Covid riguardano donne lavoratrici appartenenti per il 75% al settore della sanità, su un totale di 2.784 denunce registrate nel Varesotto da gennaio a fine novembre 2020.
In questa drammatica classifica a farla da padrone è chiaramente il comparto della sanità e Varese, come numero complessivo si piazza dietro a Milano e Brescia ma davanti a Bergamo.
Ma la crisi sanitaria ed economica in corso ha ulteriormente esasperato le difficoltà delle donne nel mondo del lavoro.
Già nel 2019 metà della popolazione femminile tra i 25 e i 64 anni non aveva un’occupazione retribuita, ma durante il 2020 il 56% dei posti di lavoro persi - oltre 470mila impieghi - apparteneva a una donna.
Per invertire questa tendenza la Legge di Bilancio 2021 ha introdotto degli incentivi per l’assunzione delle donne, prevedendo l’esonero contributivo del 100%, fino a un massimo di 6.000 euro all’anno, per le assunzioni del biennio 2021-2022 (per 12 mesi in caso di assunzione a termine e fino a 18 mesi se il contratto è stabilizzato).
L’esonero inoltre si applica solo se l’assunzione comporta un incremento occupazionale netto (in base al tasso Lula). Peccato che il tasso cambierà a luglio, adottando il metodo di calcolo europeo. E se i conti non torneranno, i contributi saranno confermati? Si vedrà.
Di certo «molte delle interpretazioni in circolazione, anche di voci autorevoli, tendono a sommare il requisito dell’aumento di occupazione ai requisiti soggettivi di disoccupazione di lunga durata previsti dalla legge Fornero del 2012 - commenta Vera Stigliano, presidente dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Varese -. Ma questa è una forzatura interpretativa che da un lato rende quasi inapplicabile la norma e dall’altro la snatura nell’obiettivo dichiarato di reinserire nel mondo del lavoro le donne licenziate nei mesi scorsi, in seguito alla pandemia, e che quindi non presentano il requisito di disoccupazione di lunga durata».
Altro elemento di perplessità riguarda l’aumento di 50 milioni di euro del Fondo per le politiche della famiglia previsto sempre dalla Legge di Bilancio 2021 per il sostegno e la valorizzazione delle misure organizzative adottate dalle imprese e favorire il rientro al lavoro delle collaboratrici madri dopo il parto.
«Se non vengono al più presto specificati i modi di utilizzo di questo fondo, anche questa risorsa non otterrà alcun risultato - avverte Stigliano -. Sarebbe un grave errore perché il mondo del lavoro, soprattutto ora, ha estremo bisogno del contributo delle donne».
L’auspicio è quindi che arrivi più presto un’interpretazione ministeriale meno restrittiva e più coerente con gli obiettivi.
«In linea generale la Legge di Bilancio 2021 prevede molti strumenti, ma nessuno di questi spendibile nell’immediato - conclude Stigliano - e in attesa che diventino operativi, aziende e mercato del lavoro rimangono in agonia».
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