L’EMERGENZA
Coca per tutti. È allarme
Basta una “paghetta” per comprarla: a rischio i 35-40enni ma anche i più giovani

Dimenticate l’immagine Anni Ottanta del professionista rampante che si chiude nel bagno del locale pubblico per sniffare la cocaina.
Ora la polvere bianca (che si sniffa, si fuma e si inietta) è alla portata di tutti e di tutte le tasche.
In questo periodo sulla piazza varesina si può trovare una dose a 20-30 euro.
Prezzi calmierati significa consumo alla portata anche dei ragazzini. E questo aspetto amplifica il problema. Al punto che medici e operatori degli ambulatori dell’ospedale pensano a un piano specifico di intervento, un progetto per seguire i cocainomani con una équipe dedicata.
Sono stati 300, nel 2018, quelli che hanno chiesto aiuto proprio perché non possono fare a meno della coca, e lo hanno chiesto agli esperti del Servizio di Prevenzione e cura delle dipendenze dell’Asst Sette Laghi (ai quattro Serd territoriali, un tempo Sert).
Una inezia rispetto al numero reale ipotizzato di consumatori-dipendenti.
«I 300 in cura sono le persone che hanno sollecitato il nostro sostegno per un problema di consumo primario di cocaina», spiega il responsabile Claudio Tosetto.
«Sostanza primaria non significa uso esclusivo, anche se vi sono alcuni casi, spesso la cocaina viene associata ad altre sostanze e particolarmente allarmante è il fenomeno del cocaetilene, metabolita prodotto dal fegato quando si assumono cocaina e alcol insieme».
Dei cocainomani in cura in uno dei Serd del territorio (Varese, Arcisate, Cittiglio e Tradate), nel 2018, la metà circa è rappresentata da “new entry” o utenti che dopo un periodo lontano dai servizi hanno chiesto di nuovo di essere seguiti.
Si tratta di solito di 35-45enni, la componente maschile è schiacciante (257 uomini), le professioni svolte sono le più varie, da operai a impiegati ad altre professioni, il titolo di studio è spesso una laurea.
«Lo stereotipo del rampante ricco non è più valido, nel boom di consumi di cocaina, non è più necessario avere una grande disponibilità economica - spiega il medico -. Sempre più facilmente si trova sul mercato a costi accessibili e così anche i giovanissimi hanno possibilità di provarla».
Anche tra i minorenni c’è chi si lascia tentare.
Dei circa 120 adolescenti seguiti da Cont@atto, il settore che si occupa, anche con la sede staccata rispetto a quella degli adulti, dei giovani che sperimentano droghe, circa il 20 per cento ha chiesto aiuto ai servizi sanitari regionali proprio perché non riesce a fare a meno della cocaina.
«Nella maggior parte dei casi si tratta però di sperimentazioni, spesso associate all’utilizzo di cannabinoidi».
Il ritorno della cocaina non si rispecchia nei numeri dei pazienti: 300 sono o sembrano pochi, sul territorio dell’Asst Sette Laghi, diretto da due settimane dal top manager della sanità Gianni Bonelli.
Si tratta di consumatori che prediligono la cocaina, ma che spesso la associano ad altre sostanze.
In totale, infatti, gli utenti del Servizio delle Dipendenze sono oltre 2.200, anche se a questa quota vanno tolti circa 400, utenti non da sostanze (per esempio, gioco d’azzardo o giochi elettronici).
Al contrario di altri tossicodipendenti, per esempio degli eroinomani, «è difficile individuare i cocainomani che spesso consumano solo nel fine settimana o due-tre volte la settimana - continua il dottor Tosetto - e riescono a mascherare bene la loro dipendenza, conducendo una esistenza ben inserita nella società e nel mondo del lavoro».
La coca dà dipendenza psicologica, non esiste un farmaco specifico, di solito il percorso si caratterizza con un aiuto psicologico, con il supporto, nel caso non raro, quando si smette di “tirare”, di psicofarmaci per combattere le forme depressive.
Da queste difficoltà di approccio e per la specificità dei pazienti, la necessità di una équipe dedicata alla cura dei cocainomani.
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