AGRICOLTURA A RISCHIO
Allarme insetto killer
Esemplari di popillia ormai alle porte di Varese. I consigli dell’agronomo

Il temibile coleottero defogliatore di origine giapponese che, negli ultimi anni, tanti danni ha provocato nel sud della Provincia, è ormai giunto alle porte di Varese.
«Nel luglio scorso ne ho rinvenuti 5 esemplari in un vigneto di Casbeno» dice l’agronomo Fabrizio Ballerio, esperto in ortofrutticoltura, che in questi ultimi anni ha monitorato la diffusione delle specie aliene sul nostro territorio.
E quindi c’è da presumere che dai primi di giugno, periodo in cui gli adulti di Popillia cominciano ad uscire dal terreno, la loro presenza diventi cospicua anche sul territorio varesino.
La Popillia è stata rinvenuta in Italia per la prima volta nel 2014 in una zona intorno all’aereoporto militare di Cameri ed in pochi anni si è diffusa a macchia d’olio nelle zone limitrofe, fino a colonizzare tutto il basso Novarese e arrivare alle porte di Pavia, Milano e ora Varese.
E’ un coleottero scarabeide, i cui adulti sono voraci predatori di oltre 300 specie vegetali, mangiano foglie, fiori e frutti, mentre le larve che vivono nel terreno si nutrono di radici, in prevalenza di specie graminacee. L’adulto è lungo più o meno un centimetro, ha il corpo color marrone-verdastro, con gli inconfondibili ciuffetti di peli bianchi: cinque a destra, cinque a sinistra e due più grossi, all’estremità dell’addome. Sono proprio questi ciuffi di peli a renderli ben distinguibili dalle specie autoctone simili.
Compie una sola generazione all’anno: gli adulti escono dal terreno in massa da fine maggio ai primi di giugno a seconda delle condizioni ambientali, ed iniziano a predare tutto ciò che trovano. «L’anno scorso - dice Ballerio - in un vigneto di Mezzomerico su una foglia di vite americana ho contato ben 35 adulti! Sembrava di essere in una segheria: in 15 minuti hanno scheletrizzato la foglia».
Gli adulti poi si accoppiano e le femmine a luglio-agosto depongono le uova nel terreno, soprattutto nei prati, prediligendo quelli irrigui con terreni freschi.
A fine agosto- settembre nascono le larve, bianche, quasi trasparenti e con la testa più scura, simili a quelle del maggiolino, che passano l’inverno nutrendosi delle radici dell’erba.
La Popillia, nel sud della nostra provincia e nel Novarese, è diventata un po’ uno spauracchio per gli agricoltori professionisti, ma anche per orticoltori, frutticoltori ed amanti del giardinaggio in genere.
«La difesa dalla Popillia – continua l’agronomo – è molto ardua, data la polifagia dell’insetto ed il gran numero di specie appetite».
Nei piccoli orti e giardini, in caso di infestazioni leggere, può essere consigliata la raccolta manuale degli insetti e la loro distruzione. Possono essere annegati in una soluzione di acqua e sapone. La copertura dei fruttiferi con reti antigrandine o anti-insetto è un ottimo sistema di protezione, così come la copertura degli ortaggi di bassa taglia con teli di tessuto-non tessuto bianco. La rete fa da barriera ed impedisce all’insetto di raggiungere la pianta.
Contro le larve nei tappeti erbosi e nei prati sono molto validi gli interventi nel terreno - da effettuarsi a fine estate e inizio primavera – con prodotti biologici a base di funghi antagonisti dei generi Metarhizium e Bouveria; molto validi sono anche i nematodi entomoparassiti.
«C’è da augurarsi – conclude Ballerio – che, come sostengono gli esperti, la Popillia per ovodeporre prediliga i terreni freschi dei prati irrigui, tipici della Bassa. Da noi prevale il bosco, abbiamo meno prati, i classici prati magri non irrigui, teoricamente meno adatti alla diffusione su larga scala dell’insetto».
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