L’INDAGINE
Manette al direttore delle Entrate
Corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio quand’era a Como: arrestato Roberto Leoni, insieme con altri quattro

Corruzione e rivelazione di segreti di ufficio: per questi reati il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Como ha eseguito ieri, lunedì 24 giugno, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Como, nei confronti dell’ex direttore Provinciale della Agenzia delle Entrate di Como (attualmente direttore dell’Agenzia di Varese), Roberto Leoni e di un funzionario della stessa Agenzia già in servizio a Como e ora capo area dell’ufficio legale dell’Agenzia a Pavia, Stefano La Verde.
Ai domiciliari sono finiti il titolare del 33,33% del capitale sociale di Tintoria Butti srl, Andrea Butti, mentre sono finiti in carcere quali mediatori della corruzione i due titolari, Antonio e Stefano Pennestrì (padre e figlio) dello studio commercialista Pennestrì di Como.
L’ACCUSA
Secondo quanto reso noto dal procuratore della Repubblica Nicola Piacente, il titolare del 33,33% di Tintoria Butti, quale corruttore, tramite i commercialisti avrebbe promesso e in parte corrisposto una cifra non inferiore ai 2000 euro al capo team dell’ufficio legale, affinchè accogliesse un ricorso presentato in un’udienza del 20 marzo scorso davanti alla Commissione Tributaria di Como.
Prima di essere trasferito a Varese, lo scorso gennaio, il direttore dell’Agenzia di Como si era impegnato a favorire la chiusura dell’accertamento attraverso una transazione di 25mila euro.
Il suo successore non aveva però accettato la transazione, nonostante le insistenze del capo team dell’ufficio legale.
In altre occasioni, i commercialisti avevano già promesso, e in parte corrisposto, somme di denaro non ancora quantificate all’ex direttore e al capo team dell’ufficio legale per sapere da parte dell’ex direttore i soggetti (persone fisiche e giuridiche) inseriti nelle liste - da ritenersi riservate e non ostensibili a terzi - dei contribuenti da verificare da parte dell’Agenzia delle Entrate di Como nel 2019.
I due pubblici ufficiali si sarebbero anche impegnati per far ottenere indebite riduzioni del debito erariale dovuto a titolo di imposte, sanzioni e interessi dai contribuenti da varie aziende e studi professionali.
Infine, Leoni è accusato, in concorso con i commercialisti, di avere indebitamente fornito gli elenchi completi dei nominativi delle società sottoposte ad accertamento dell’Agenzia nel 2019.
I due professionisti utilizzavano le informazioni comunicando a un imprenditore l’imminente avvio di una verifica fiscale.
L’indagine è scaturita dalle segnalazioni di due funzionari della Agenzia delle Entrate. È emerso anche che i due commercialisti indagati proponevano ai loro clienti operazioni fraudolente per abbattere l’imponibile, consistenti anche nella registrazione di fatture per operazioni inesistenti emesse per contratti di sponsorizzazione.
Le fiamme gialle hanno anche eseguito numerose perquisizioni in diverse aziende tessili della provincia di Como, aziende che - si sospetta - avrebbero ottenuto favori e sconti sugli accertamenti fiscali grazie al rapporto esistente tra lo studio Pennestrì e l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate.
Antonio Pennestrì, 78 anni, era stato lo storico presidente della Ginnastica Comense 1872, società sportiva poi fallita, che tra il 1990 e il 2004 vinse undici scudetti e due Coppe dei Campioni nella Pallacanestro femminile.
Nel 2013 Pennestrì aveva patteggiato un anno e mezzo di reclusione al termine di un’inchiesta su un giro di sette milioni di euro di false fatture nella gestione della società sportiva. Patteggiamento che prevedeva la confisca di beni immobili di proprietà per due milioni e mezzo di euro.
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