IL PROCESSO
«Baciata dal maestro». Falso
Insegnante di chitarra accusato da una allieva dodicenne: il Tribunale lo assolve

Bacio a un’alunna, assolto l’insegnante di musica finito a processo. «L’insegnante di chitarra mi ha baciata sulla bocca». Tornata a casa dopo la lezione di musica, la ragazzina di 12 anni raccontò ciò che le era successo. E la mamma, incredula, avvisò subito l’ex marito, il quale a sua volta telefonò al maestro. Per poi andare in Questura a denunciarlo per violenza sessuale.
Già perché, come stabilito anche dalla Cassazione, anche un bacio indesiderato sulle labbra configura il reato punito dall’articolo 609 bis del codice penale con una pena da sei a dodici anni di carcere.
Un’accusa dalla quale il sessantenne musicista è stato assolto «perché il fatto non sussiste». «Un’accusa infamante» - come l’ha definita il suo difensore, l’avvocato Roberto Sandro Guidali - che l’uomo ha sempre respinto.
E lo ha fatto anche ieri, «con fermezza», davanti al collegio del Tribunale (presidente Cristina Marzagalli, a latere Valentina Maderna e Stefano Colombo). «Non è vero!» ha risposto al pm Luca Petrucci che gli chiedeva se avesse davvero baciato sulle labbra quella ragazzina, «avvicinandosi in modo rapido e furtivo».
Era la primavera del 2016 - ha ricostruito l’insegnante -, ultimo giorno del corso di chitarra in una scuola di musica del nord della provincia. «Ho notato in lei una certa agitazione, ma l’ho attribuita al timore per il saggio. Le ho detto «Stai tranquilla», poi abbiamo fatto lezione regolarmente. Il giorno dopo mi ha telefonato suo padre: «Ho intenzione di ritirare mia figlia dalla scuola. Dimmi che cosa è successo?». E lo stesso mi ha chiesto la mamma della ragazza, il giorno successivo: «Mi ha detto che l’hai baciata». Io ho informato i vertici della scuola e il presidente era disposto a fare un incontro con entrambi i genitori. Sono stati sollecitati più volte ma non si trovava mai una data che andasse bene a entrambi. Alla fine ho pensato che la cosa fosse stata ridimensionata, poi mi è arrivata la denuncia».
Ma allora «perché la minore si è inventata tutto?», ha incalzato il pm. «Non lo so. L’adolescenza è un periodo critico. E se gli adulti non sono guidati dal buon senso, è un grosso problema». Una tesi ripresa anche dal difensore nell’arringa: «I genitori hanno montato il caso, sono stati precipitosi». Per poi offrire un’altra chiave di lettura: «La ragazza disse di essersi infatuata del maestro di musica e di essere stata felice di quel bacio. «Mi piaceva lui, come persona e come personalità», ha raccontato. Non è facile entrare nella mente di una dodicenne, ma si può pensare che lei quel fatto l’abbia desiderato o immaginato».
Da qui la richiesta di assoluzione, «perché non c’è la prova provata che i fatti siano andati così».
Di tutt’altro avviso il sostituto procuratore, che ha ritenuto «credibili, attendibili, dettagliate e costanti» le dichiarazioni della ragazza (la cui famiglia non s’è costituita parte civile) e che ha quindi chiesto la condanna dell’insegnante, «al minimo della pena», quindi due anni considerando l’attenuante del fatto “di minore gravità”. Ma alla fine è arrivata l’assoluzione.
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