TRIBUNALE
Varese, «derubò anziano: condannate la badante»
Il pm chiede tre anni e quattro mesi di reclusione

Tre anni e quattro mesi di reclusione per la badante albanese, due anni per sua nipote.
Queste le richieste del pubblico ministero Arianna Cremona al termine della requisitoria nel processo all’assistente familiare Terezine Qestari, 68 anni, e a Suada Zenelaj (33), entrambe accusate di circonvenzione di incapace. Vittima del raggiro, secondo l’accusa, un varesino affetto da decadimento cognitivo e morto a 97 anni, nel gennaio 2021, proprio il giorno prima che in Tribunale a Varese iniziasse il dibattimento del procedimento penale a carico della sua badante, accusata di averlo circuito al punto da farsi regalare, con due donazioni, 530.000 euro, a cui vanno aggiunti oltre trecentomila euro a favore di Zenelaj.
A far partire l’inchiesta della Guardia di finanza fu la denuncia della nipote dell’anziano, che si è costituita parte civile con l’avvocato Marco Lacchin e che ieri, martedì 12 aprile, ha chiesto, oltre alla restituzione delle somme oggetto del capo di imputazione, anche un risarcimento di centomila euro per danni morali e la dichiarazione di nullità di tutti gli atti contestati, cioè le tre donazioni e i due testamenti del nonno. Il secondo atto olografo era stato trovato dal notaio mentre sistemava le carte del caso e ha portato alla modifica del capo d’imputazione nel corso dell’istruttoria, facendo lievitare la donazione contestata a favore di Zenelaj.
I SOSPETTI DELLA NIPOTE
A insospettire la nipote dell’ultranovantenne - operaio in pensione che, nel 2011, diventò improvvisamente milionario grazie all’eredità della sorella - fu il fatto che il nonno avesse dato all’assistente la delega a operare sul suo conto corrente, dal quale avrebbe poi prelevato oltre 55mila euro per spese personali. Dalle indagini delle Fiamme Gialle emersero le donazioni a favore delle due donne. Atti compiuti, per gli inquirenti, approfittando delle condizioni di salute del pensionato e del suo progressivo decadimento psichico e cognitivo. «Lui aveva una sorta di dipendenza da lei - aveva raccontato in aula l’erede dell’anziano - Era convinto che fossero sposati».
«NESSUNA COSTRIZIONE»
Atti invece compiuti senza costrizione, né raggiro, secondo la difesa. In una delle ultime udienze, Qestari aveva spiegato che quei soldi le furono regalati dall’anziano con la piena consapevolezza di ciò che faceva. E aveva precisato che il denaro trasferito alla nipote in Albania fu usato per fare beneficenza. Lo stesso notaio aveva dichiarato che l’anziano era apparso lucido e determinato a regalare quei soldi alla badante (per comprarsi una casa nel Paese natale) e alla nipote di quest’ultima che ne aveva bisogno per motivi di salute. La lunga arringa dei difensori, Stefano Bruno e Jenny Cantù, non si è però conclusa: proseguirà il 27 aprile, quando è attesa la sentenza del giudice Andrea Crema.
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